
Stefano Vernole
La nuova Strategia di Sicurezza Nazionale (NSS) degli Stati Uniti, apparentemente coerente con il tentativo di Washington di trovare una soluzione diplomatica al conflitto in Ucraina, potrebbe però rappresentare un inganno strategico
Innanzitutto non sempre quello che viene scritto nella NSS viene poi attuato e alcuni segnali vanno già in tal senso; tuttavia è interessante analizzarne gli assunti fondamentali, a partire dall'ossessione dell'Amministrazione Trump per l'immigrazione, come se gli Stati Uniti non fossero una nazione creata proprio da immigrati. Lo stesso, peraltro, può dirsi per Israele, partner fondamentale nella visione ideologica trumpiana, nato in seguito all'immigrazione ebraica dall'Europa orientale e da altri Paesi. Tale insistenza serve a creare nel dominio cognitivo occidentale l'associazione tra i termini "Immigrati"-"Islamici"-"Palestinesi", favorendo le dinamiche geopolitiche del sionismo.
Certo non si tratta del solo elemento di propaganda contenuto nella NSS, basti pensare all'enunciazione sui diversi conflitti "risolti" grazie alla mediazione della nuova Presidenza USA, in realtà solo a parole (proprio negli ultimi giorni sono riesplosi quelli tra Thailandia e Cambogia e tra Congo e Ruanda, mentre tra Serbia e Kosovo non sono stati compiuti passi in avanti).
Apparentemente, come sottolineato da diversi analisti, si tratta del più grande reindirizzamento della politica estera statunitense dalla fine della Seconda Guerra Mondiale 1.
Naturalmente gli USA sanciscono di voler rimanere un Paese "eccezionale", il più forte anche nel XXI secolo, tuttavia dichiarano di non essere più interessati ad esportare il proprio modello ideologico-culturale al resto del mondo come in precedenza: 234 anni in guerra su 250 anni di storia e oltre 400 interventi militari in giro per il Pianeta ne rappresentano l'emblema.
Aldilà delle questioni irrisolte sulla sicurezza interna, il documento non tralascia l'argomento Europa, "che deve tornare ad essere forte" (il PIL europeo a livello globale è sceso dal 1990 ad oggi dal 25% al 14%) per impedire a qualcuno di dominarla (al posto degli Stati Uniti bisognerebbe aggiungere...); la NATO non deve quindi essere più espansa, eppure gli alleati devono dedicarle maggiori risorse e per ora al suo comando rimangono generali statunitensi.
Mancando il nemico ideologico - la stessa Cina che deve comunque essere "contenuta" nel teatro dell'Indo-Pacifico non è più descritta come la potenza revisionista che vuole scardinare le regole globali - la Russia si è evidentemente sentita rassicurata e ha concesso un certo credito ai tentativi diplomatici dell'Amministrazione Trump di risolvere il conflitto in Ucraina.
In realtà, cosa sta succedendo?
Anche negli ultimi giorni (e questa è una costante dell'attuale Presidenza USA) il Pentagono ha condiviso informazioni di intelligence con gli ufficiali ucraini per attacchi alla "flotta ombra" russa (nemmeno Biden lo aveva consentito finora, giudicandola una "linea rossa" da non oltrepassare), considerandolo evidentemente uno strumento di pressione contro la scarsa "malleabilità" di Mosca durante i colloqui.
Se il contenimento della Cina rimane il principale obiettivo degli Stati Uniti in Eurasia, evidentemente la Russia va cooptata o almeno penalizzata ed indebolita. Gli Stati Uniti non accetteranno mai una pace e una stabilità effettivi ma cercheranno di guadagnare tempo per consentire ad Ucraina e NATO di prepararsi ad un nuovo conflitto.
Giocando a "poliziotto buono" e "poliziotto cattivo" insieme agli europei, gli USA si precostituiscono un alibi nel caso l'accordo con la Russia sull'Ucraina dovesse fallire: "abbiamo accettato le condizioni di Mosca ma gli europei hanno comunque inviato truppe in Ucraina" (la NATO però la comanda Washington...); "gli ucraini fanno finta di accettare gli accordi ma ora li stanno violando di propria volontà" (sarebbe la quarta volta dopo i due di Minsk e quello di Istanbul, fatti saltare però sempre sotto pressione degli Stati Uniti e dei loro alleati britannici); "i Democratici hanno ripreso il controllo del Congresso e hanno imposto una revoca al nostro accordo con i russi" (un vero peccato... evidentemente se gli USA aspirano ancora alla supremazia globale, i loro reali interessi non sono minimamente cambiati) 2.
Nel frattempo, la Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti d'America ha nei giorni scorsi approvato un bilancio per la Difesa ("Ministero della Guerra") nel 2026 pari a 901 miliardi di dollari, cioè il massimo mai registrato fino ad oggi. "Casualmente", qui Russia e Cina vengono ancora designate quali minacce principali: Kiev riceverà 400 milioni di dollari per aiuti militari (cioè più di quanto riceveva annualmente sotto Biden) e i Paesi Baltici (i più russofobi dello schieramento atlantico) 175 milioni di euro, mentre a Taiwan verrà destinato 1 miliardo di dollari per nuove armi 3.
Oltre alla concreta minaccia di un'escalation del conflitto, per la Russia si tratterebbe anche di uno scacco politico non indifferente. Dopo aver passato quasi 4 anni di Operazione Militare Speciale a parlare di antimperialismo, di dedollarizzazione, di orientamento verso Est e verso Sud... una rinnovata partnership di Mosca con Washington verrebbe vista dai Paesi in via di sviluppo come un "fatale" passo indietro e genererebbe una forte perdita di credibilità, vista la popolarità raggiunta dalla Russia in Africa e altrove per aver sfidato apertamente gli USA e la NATO.
Come sottolineato dai più avveduti, una vittoria tattica potrebbe alla lunga tramutarsi in una sconfitta strategica 4: "Dietro la cortina fumogena della retorica su cessate il fuoco e pace, Stati Uniti ed Europa stanno ridistribuendo i loro ruoli. Gli Stati Uniti stanno facendo il poliziotto buono, offrendo la carota degli accordi, mentre Londra e compagnia stanno intensificando e prolungando la situazione. Quando la carne da cannone ucraina alla fine terminerà, e questa è ancora una prospettiva lontana, le fila dei mercenari saranno rimpinguate con lanzichenecchi provenienti dai Paesi poveri dell'Europa orientale e meridionale. Vengono già reclutati e addestrati su larga scala. La nostra indecisione, la nostra riluttanza a rispondere con forza agli attacchi alle nostre città e alle nostre forze strategiche, vengono interpretate inequivocabilmente come debolezza, rafforzando l'aggressività e il senso di impunità dell'avversario. La nostra cautela fa il gioco di un nemico che vuole trascinarci in una lunga guerra e alla fine esaurirci, dividere le nostre élite e minare il sostegno popolare al governo."
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1 Marco Carnelos, "Dagospia", 9 dicembre 2025.
2 Brian Berletic, Il doppio gioco degli Stati Uniti in Ucraina, "Fronte zero", dicembre 2025.
3 Morgan Phillips, House passes $901B military defense bill after Republican revolt collapses, "Fox News", 10 dicembre 2025.
4 Sergei A. Karaganov, Europa: un addio amaro, eng.globalaffairs.ru, N. 4 Ottobre - Dicembre 2025. Traduzione italiana su "Giubbe Rosse".