13/11/2025 strategic-culture.su  7min 🇮🇹 #296148

Mamdani, la ricerca di una risposta all'impoverimento della società statunitense alternativa al trumpismo

Davide Rossi

Come il peggioramento della situazione economica degli Stati Uniti apre la strada a una nuova polarizzazione della vita politica

Basta immergersi nel tono meravigliosamente elegiaco di Gabriele Romagnoli, firma di punta del quotidiano italiano liberal - liberista e ultra - atlantista "La Repubblica" per capire il vibrante fremito che l'elezione di Zohran Mamdani a sindaco di New York ha portato nella sonnacchiosa e deprimente socialdemocrazia occidentale: "Passa il carro dei vincitori per le strade di New York nel day after. Trasporta ragazzi con la maglietta rossa, il cappellino arancio o la borsa blu che finora non avevano creduto in niente o nessuno. Trasporta tassisti senegalesi che non riescono a pagare il noleggio della vettura. Bottegai yemeniti rapinati tre volte l'anno. Joyce, una donna di 82 anni che aveva un sogno e non se lo ricordava nemmeno più. Trasporta Jabari, il primo afroamericano gay eletto al Senato. Cynthia, l'attrice vendicata di Cuomo, che la sconfisse nella corsa a governatore. Emily e Larry, la coppia di giovani professionisti che doveva scegliere: fare un figlio e andarsene o farne a meno e continuare a vivere in questa città, dove si pagano cifre astronomiche per l'affitto e l'assistenza all'infanzia. Trasporta lavoratori e immigrati, emarginati e gentrificati. Socialisti senza un testo sacro. Democratici senza un passato. Ribelli costituzionali che volevano fare (e forse hanno fatto) la rivoluzione armati di una scheda. Visti da una finestra con i vetri blindati, in alto a destra,"zecche"che hanno infestato Gotham City. Trasporta un milione di persone che quattro anni fa il giorno delle elezioni andarono a pesca nel lago del disincanto e invece stavolta c'erano, a raddoppiare i voti espressi e dare la maggioranza assoluta all'uomo che guida la carovana. In uno dei suoi spot pubblicitari appariva lo spezzone di un film indiano, in cui l'attore chiede: Io ho palazzi e proprietà, una casa per le vacanze, un conto in banca e un'auto. E tu che cosa hai?. Stacco. Appariva Zohran Mamdani, con le braccia spalancate e, guardando l'obiettivo, rispondeva: Io ho voi. E loro hanno avuto lui."

Tuttavia occorre rimettere insieme i fatti, lasciando perdere altri approcci ancor più sguaiati, vedi altra nota firma del giornalismo italiano, Piero Sansonetti, che titola in modo tanto roboante quanto ridicolo a nove colonne: "Il socialismo è tornato e riparte da New York capitale dell'Occidente", d'altronde, chi soffre di strabismo occidentalista come lui, ha difficoltà a scoprire che a Pechino sono socialisti e marxisti, nel senso autentico e stretto del termine, da settantasei anni e son riusciti pure a costruire una potenza economica, sociale e militare che sviluppa le forze produttive e non socializza la miseria, come tragicamente accaduto nella seconda parte dell'esperienza sovietica.

In realtà Zohran Mamdani di socialista non ha proprio niente, nulla di nulla, è un bravo e simpatico ragazzo, musulmano come la moglie siriana Rama Duwaji, il che aiuta in tempo di politiche sioniste genocidarie contro i palestinesi, il quale ha un progetto socialdemocratico, fondamentale per una città come New York in cui proprio i suoi amici e colleghi del Partito Democratico hanno imposto per anni una deriva liberal - liberista in cui il danaro e la sua contemplazione hanno acuito le diseguaglianze e l'esclusione sociale.

Il nuovo sindaco, oltre alla giusta e simbolica affermazione di voler arrestare Netanyahu se sarà di passaggio in città, propone se non di abbassare, almeno di congelare i prezzi degli affitti, combattere la speculazione immobiliare, aprire negozi convenzionati con l'amministrazione comunale per fornire cibo economico e salutare a quella porzione di newyorkesi che mangiano poco e male, costruire un sistema di asili nido e scuole materne universale e gratuito, migliorare i trasporti pubblici e ridurne i costi per i meno abbienti, aumentare le tasse per i milionari, migliorare la sicurezza, calmierare le bollette per i pensionati che non hanno certo aumenti coerenti con il correre dei prezzi, edificare almeno duecentomila appartamenti in edilizia popolare convenzionata. Tanto basta per il trumpiano "New York Post" per mettere il volto del neo - sindaco in prima pagina e aggiungerci una vistosa falce e martello.

Zohran Mamdani certo cita Jawaharlal Nehru, il padre insieme a Gandhi dell'India indipendente e fondatore con Tito, Nasser e Sukarno dei Movimento dei Non Allineati, così come il suo predecessore, l'italiano Fiorello La Guardia sindaco di New York dal 1934 al 1945, promette di sconfiggere la crisi dovuta al costo della vita in città, chiedendo il conto ai miliardari evasori ed elusori fiscali, schierandosi a fianco dei sindacati per ampliare le tutele dei lavoratori, ma in realtà le sue proposte sono la modesta ancorché necessaria risposta socialdemocratica a una devastante situazione sociale generata principalmente dagli amici dei suoi genitori, quella élite liberal - liberista connessa con il Partito Democratico statunitense e di casa nei salotti newyorkesi.

Il neo - sindaco è figlio del musulmano Mahmood Mamdani, professore di studi post-coloniali presso la Columbia University, ugandese di nascita ma originario del Gujarat e di Mira Nair, regista cinematografica indiana, vincitrice un po' per caso del Leone d'Oro a Venezia nel 2001, originaria del Punjab e almeno ufficialmente ancora induista, al piccolo, venuto al mondo a Kampala in Uganda nel 1991, hanno dato come secondo nome quello di Kwame, in onore di Kwame Nkrumah, primo presidente del Ghana indipendente nel 1957, fondatore del panafricanismo, amico dell'Unione Sovietica e dei marxisti di tutto il mondo. Dopo aver trascorso qualche anno nel Sudafrica di Nelson Mandela i Mamdani tornano a fine anni '90 a New York.

Zohran Mamdani compie studi africanisti sulle orme del padre e si laurea, dopo la Bronx High School of Science, presso il Bowdoin College nel Maine, fondando il movimento "Students for Justice in Palestine". Non è un caso che i sionisti israeliani siano preoccupati, molti giovani ebrei newyorkesi hanno votato Mamdani, a segno che la propaganda sionista ha finito di accaparrarsi violentemente il consenso delle comunità ebraiche in giro per il mondo.

Quando un anno fa il giovane armeggia dietro una saracinesca di Chinatown con quattro amici per provare a candidarsi come sindaco, ci pensano i genitori ad affiancargli un giovane ma brillante consigliere politico, un'esperta di comunicazione che ha lavorato per Uber e Vogue, una designer indiana innamorata di Bollywood.

Il dato interessante, come in tutto l'Occidente, è che quando, a destra o a sinistra, emergono proposte capaci di rilanciare lo stato sociale, di preoccuparsi dei più deboli, di cercare di correggere le storture di un sistema che dell'ideologia liberal - liberista ha fatto un dogma monolitico e inalienabile, ecco che appunto, tanto a destra, quanto a sinistra, emergono candidati capaci di suscitare entusiasmo, riportare milioni di elettori delusi e da tempo astensionisti al voto, porre con forza la possibilità di trasformazione, fuori dal finto bipartitisimo destra - sinistra del tutto sclerotizzato, in quanto ostaggio dei peggiori poteri economici, perché mostruosamente identico nella sua bicefala sostanziale unicità.

I propagandisti di entrambe le parti, sia quelli malevoli che rispondono ai macro - interessi liberisti dei vecchi apparati di potere, sia quelli benevoli incendiati dal fuoco della passione politica riscoperta o scoperta un po' per caso, hanno buon gioco a gridare "comunisti" da un lato e "fascisti" dall'altro, ma la sostanza è che Turmp e Mamdani, così come ad esempio Melanchon e Le Pen in Francia, parlano a uno stesso e identico tessuto sociale, alla maggioranza assoluta della società occidentale e in particolare delle classi medie impoverite, tanto appunto negli Stati Uniti, quanto in Francia. Una classe media immiserita per la violenza del liberismo e il declino del sistema Occidentale.

Il gioco delle rispettive curve da stadio, dei sostenitori più scalmanati, è quello di inneggiare alle differenze identitarie, a destra patria e famiglia, a sinistra multiculturalismo e solidarietà, ma nella sostanza parlano, pur con linguaggi diversi, dei medesimi problemi sociali, rivolgendosi a quelle porzioni maggioritarie della società che condividono la stessa disagiata condizione economica, pur restando dal punto di vista culturale sostanzialmente e sideralmente distanti.

Mamdani non è un rivoluzionario e probabilmente il socialismo non sa neppure che cosa sia, è un onesto socialdemocratico che non ha potuto rimanere in silenzio di fronte al dilagare dell'esclusione sociale. Il punto vero è se il Partito Democratico statunitense sarà capace di dare spazio a questa richiesta di attenzione verso le classi più deboli, oppure rimarrà il fortino arroccato a difesa delle istanze espresse dalle finanza speculativa e dal peggior liberal - liberismo.

Nel primo caso si aprirebbe il margine per una competizione Vance - Mamdani per le prossime presidenziali statunitensi, la quale mostrerebbe l'epocale e probabilmente definitivo tramonto delle culture neo-con e iperglobaliste che hanno infestato gli Stati Uniti e l'Occidente nell'ultimo mezzo secolo e in particolare nell'ultimo quarto del Novecento, nell'altro, laddove i democratici restino il ricettacolo di quelle ideologie, la strada per James David Vance di entrare alla Casa Bianca diventerebbe quasi una passeggiata.

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