Giacomo Gabellini
L'Iran definisce Israele il principale ostacolo alla non proliferazione nucleare. Storia del programma nucleare di Israele di Giacomo Gabellini parte 2.
La desecretazione di alcuni documenti testimonia in realtà che il presidente Kennedy, consapevole che le autorità israeliane - Shimon Peres in primis - mentivano riguardo alla natura del programma nucleare, avesse esercitato fortissime pressioni sul primo ministro Ben-Gurion per indurlo a desistere dall'intento di dotarsi di un'arma atomica. Fece notare al capo del governo israeliano che la Cia aveva scoperto l'accordo segreto tra Tel Aviv e la Dassault in base al quale l'avanzata azienda francese era stata incaricata di realizzare 25 missili a media gittata in cambio di 100 milioni di dollari. Il presidente sapeva che questa tipologia di missile, denominato Jericho-1, era in grado di trasportare una testata nucleare miniaturizzata a 500 km di distanza.
Di fronte all'evidenza, Ben-Gurion smise di negare e assunse posizioni molto più equivoche, conformemente alla dottrina della "utile ambiguità", che consisteva essenzialmente nel non confermare né smentire l'esistenza dell'arsenale nucleare israeliano. Un concetto sintetizzato nella celebre formula coniata da Shimon Peres - e sistematicamente utilizzata da tutti i successivi governi israeliani - per rispondere a Kennedy: «non saremo i primi a introdurre armi atomiche in Medio Oriente». Sul piano operativo, le autorità israeliane cercarono di convincere Kennedy ad autorizzare Israele a dotarsi della bomba atomica sulla base di ragioni legate alla difesa del Paese da aggressioni straniere. «Signor presidente, il mio popolo ha il diritto di esistere e questa esistenza è in pericolo», scrisse Ben-Gurion in una nota diretta a Kennedy. Il presidente Usa continuò tuttavia a tenere la propria linea di ferma contrarietà, arrivando a rifiutare la proposta di Ben-Gurion di sottoscrivere un trattato di sicurezza con Israele e, soprattutto, a invitare nella sua tenuta in Florida il ministro degli Esteri israeliano Golda Meir allo scopo di delegittimare il premier, specialmente alla luce della forte acredine che c'era tra quest'ultima e il premier; un'acredine di cui Kennedy era perfettamente al corrente. Assieme a Pinchas Sapir, Golda Meir era la leader dell'ala del partito Mapai - lo stesso di Ben-Gurion - che contestava il programma nucleare israeliano, considerandolo il principale fattore d'intralcio nei cruciali rapporti con gli Stati Uniti. È probabilmente in forza di ciò che Kennedy si mostrò molto più aperto e conciliante con la Meir, assumendo un impegno di enorme importanza per Israele: «gli Stati Uniti - confidò Kennedy al ministro degli Esteri israeliano - hanno in Medio Oriente un rapporto speciale con Israele, paragonabile solo a quello intrattenuto con la Gran Bretagna in un ampio ambito di questioni internazionali [...]. Penso sia chiaro che, nell'eventualità di una invasione, gli Usa interverrebbero in aiuto di Israele. Ne abbiamo le capacità e le stiamo potenziando».
Si tratta di un'assicurazione che le autorità di Tel Aviv non erano mai riuscite ad ottenere da Eisenhower, che per di più assumeva una valenza particolare con la fornitura a Israele degli Hawk - missili difensivi terra-aria fabbricati dalla Raytheon - autorizzata dallo stesso Kennedy. Il successo diplomatico capitalizzato da Golda Meir spinse nell'angolo il primo ministro Ben-Gurion, il quale decise di dimettersi e ritirarsi a vita privata. L'opinione pubblica israeliana attribuì il gesto di Ben-Gurion ad alcuni contrasti insanabili con le potenti organizzazioni sindacali e con l'establishment del partito Mapai per ragioni squisitamente interne, ma, secondo alcune ricostruzioni, a fare la differenza erano state le manovre diplomatiche di Kennedy, le quali avrebbero indotto al ritiro quello che molti abitanti dello Stato ebraico consideravano, al pari di Chaim Weizmann, un eroe nazionale.
In quegli anni, Shimon Peres segnalò a Benjamin Blumberg un giovane rampante di nome Arnon Milchan, titolare di una piccola impresa specializzata in prodotti chimici che sarebbe divenuto successivamente un famoso produttore di Hollywood. Milchan accettò subito di entrare a far parte del Lekem, per conto del quale mise in piedi una fitta rete di società di copertura attraverso cui furono trafugati svariati progetti delle centrifughe per l'arricchimento dell'uranio dal consorzio europeo Urenco - stessa cosa avrebbe fatto, anni dopo, lo scienziato Abdul Qadeer Khan, padre dell'atomica pakistana. Questo primo impotente successo consentì a Milchan di accreditarsi ad intermediario per la vendita di armi a Tsahal, nonché di ottenere lucrose commissioni su conti stranieri che sarebbero state messe quasi subito a disposizione sia del Lekem che del Mossad.
Una volta indossate le vesti di stimato businessman, Milchan ebbe modo di stringere un'alleanza strategica con Richard Kelly Smyth, vicepresidente della società Rockwell (poi confluita nella Boeing), che pose le basi per la fondazione della Milco, una società con sede in California incaricata di acquistare tecnologie da inviare in Israele. La Milco divenne istantaneamente uno dei principali fornitori della Heli Trading, principale compagnia di copertura del Lekem. La penetrazione della Milco nei settori nevralgici dell'industria bellica Usa e nei grandi centri di ricerca militare disseminati in tutto l'Occidente consentì al Lekem di acquisire tecnologie fondamentali per il programma nucleare e missilistico israeliano, tra cui il progetto originale del missile Pershing-2, la cui testata sarebbe stata riprodotta e sviluppata per le versioni più avanzate del missile Jericho. Parallelamente, il Lekem ebbe modo di acquisire, tramite una società di copertura, una cospicua partita di ossido di uranio (conosciuto come yellowcake) presso la città portuale belga di Anversa, facendo risultare la vendita come una normale transazione tra Italia e Germania. Lo yellowcake fu stipato in contenitori recanti l'etichetta plumbat (un innocuo derivato del piombo) e imbarcato su una nave presa a noleggio da una società liberiana di facciata. Secondo alcuni documenti declassificati statunitensi e britannici, in quel periodo (prima metà degli anni '60) Israele avrebbe inoltre ottenuto un secondo carico di ossido di uranio dall'Argentina, nonché istituito un fruttuoso rapporto di collaborazione con Nyman Levin, un brillante fisico ebreo che si era imposto come responsabile di altissimo livello del programma nucleare britannico e che godeva di solidi agganci presso la comunità scientifica che aveva lavorato al Progetto Manhattan. Stando alla dettagliata ricostruzione di «Haaretz», Levin avrebbe passato a Israele una ragguardevole mole di informazioni sensibili circa le tecnologie sviluppate dalla Gran Bretagna e dagli Usa in campo nucleare a cavallo tra gli anni '50 e '60, riuscendo a eludere la sorveglianza degli investigatori dell'Mi5 preoccupati di evitare che si ripetesse un caso analogo a quello di Klaus Fuchs, il dotatissimo fisico teorico tedesco naturalizzato inglese arrestato nel 1950 per aver passato dati cruciali riguardanti il nucleare britannico e statunitense (Fuchs aveva preso parte al Progetto Manhattan) all'Unione Sovietica. Da alcune piste investigative sono inoltre emerse prove relative a un possibile coinvolgimento in attività spionistiche a favore di Israele di altre grandi personalità della comunità scientifica internazionale. Spicca in particolare il nome del fisico teorico ungherese naturalizzato statunitense Edward Teller, il principale artefice della bomba all'idrogeno portatore di una concezione politica iper-oltranzista (Stanley Kubrick si ispirò a lui per caratterizzare il celebre Dottor Stranamore) e favorevole allo Stato ebraico, nonché dotato di contatti diretti con l'influente scienziato israeliano Yuval Ne'eman - che in seguito avrebbe fondato il partito Tehiya. Grazie ai suoi ricorrenti viaggi a Tel Aviv, dove risiedeva la sorella, e ai suoi altolocati contatti negli ambienti scientifici e militari israeliani, Teller fu in grado di prevedere già verso la metà degli anni '60 che l'arsenale atomico israeliano era ormai un dato di fatto con cui gli Usa avrebbero dovuto fare i conti. Lo confidò al vicedirettore del Dipartimento di Scienza e Tecnologia Usa Carl Duckett, il quale dichiarò di averlo visto molto preoccupato per i passi da gigante compiuti dallo Stato ebraico in ambito nucleare. Osservazione che contrasta palesemente con quanto asserito dallo stesso Ne'eman, secondo cui Teller aveva fornito un contributo tanto entusiastico quanto sostanziale a convincere le autorità Israeliane a non aderire al Trattato di Non Proliferazione nucleare. Non a caso, il comportamento, tipico dei doppiogiochisti, tenuto da Teller in quelle fasi cruciali è ancora fonte di forti sospetti circa la sua lealtà agli Stati Uniti.
Negli Stati Uniti, intanto, l'assassinio di Kennedy aveva consacrato l'ascesa del suo vice Lyndon Johnson, senatore texano da sempre molto sensibile alla causa israeliana. Fu infatti il primo presidente ad inaugurare una sinagoga, dopo essersi adoperato negli anni '30, quando era congressista, per accogliere in Texas un cospicuo numero di ebrei in fuga dal "vecchio continente" aggirando la normativa che proibiva di accordare il permesso di soggiorno ai profughi europei negli Stati Uniti. Sotto l'amministrazione Johnson, gli Usa fornirono inoltre a Israele non solo 200 carri armati M-48, ma anche i vettori in grado di trasportare le testate atomiche che venivano fabbricate a Dimona, come i caccia Skyhawk e Phantom. Seymour Hersh, celebre giornalista investigativo, nota a questo proposito che «i forti legami emotivi tra Johnson e Israele, e la sua convinzione che le armi sovietiche stessero alterando l'equilibrio di potere nel Medio Oriente, lo indussero a diventare il primo presidente americano ad avere rifornito Israele di armi offensive ed il primo ad aver coinvolto pubblicamente l'America in sua difesa». Non stupisce quindi che, una volta messo al corrente dal direttore della Cia Richard Helms che Israele si era ormai dotato di armi nucleari ed aveva anche effettuato esercitazioni aeree per mettere a punto adeguate tecniche di sganciamento, Johnson comunicò a Golda Meir l'intenzione di mantenere questa scoperta segreta, anche per evitare che il Trattato di Non Proliferazione appena approvato dalle Nazioni Unite venisse rigettato dai Paesi arabi nemici dello Stato ebraico.
Questo salto di qualità nelle relazioni israelo-statunitensi nasce soprattutto dalla necessità degli Usa di controbilanciare la fornitura di armi sovietiche all'Egitto di Nasser, il quale, fiutata l'aria che tirava, cercò a sua volta di dotarsi di armi atomiche rivolgendosi a Mosca, che però rifiutò la proposta in conformità all'obiettivo di evitare di favorire una corsa agli armamenti nucleari in Medio Oriente. L'Egitto si rivolse allora a scienziati tedeschi che avevano lavorato al programma missilistico varato dai nazisti, riuscendo a reclutare Heinz Krug, che aveva svolto un ruolo di primo piano nella messa a punto dei micidiali missili V-1 e V-2. Secondo «Haaretz», Krug si mise alle dipendenze di Nasser dopo aver declinato l'offerta del suo ex eminente collega Werner Von Braun di lavorare per gli Stati Uniti, e riuscì a mettere insieme una squadra di tecnici (Wolfgang Pilz, Hans Kleinwachter, ecc.) con cui aveva lavorato in precedenza con il fine di realizzare un moderno programma missilistico per conto dell'Egitto. Venuto a conoscenza delle manovre di Nasser, il Mossad inviò al Cairo, con l'incarico di scoprire l'identità degli scienziati tedeschi, un commando formato da Yitzhak Shamir, Zvi Malkin e nientemeno che Otto Skorzeny, l'ex pupillo di Hitler che aveva svolto molte operazioni segrete dietro ordine esplicito del Führer. Passato alle dipendenze degli israeliani per vedere il proprio nome depennato dalla lista di Simon Wiesenthal ed evitare così di incorrere nello stesso destino toccato ad Adolf Eichmann, Skorzeny e la sua unità non solo rapirono e uccisero Krug, ma passarono anche al Mossad la lista completa di tutti i tecnici implicati nel programma nucleare egiziano, puntualmente eliminati da sicari israeliani nell'ambito dell'Operazione Damocles. Alcuni dei tecnici che lavoravano al progetto furono uccisi dallo stesso Skorzeny, attraverso un pacco bomba recapitato presso il sito militare noto come Factory-333.
Il "patto con il Diavolo" aveva evidentemente dato i suoi frutti.