
Lorenzo Maria Pacini
La pressione costante è un tentativo di provocazione ripetuta e un soft power di stress continuo su Pechino, ma la strategia è ben nota ai cinesi.
Proseguendo nella nostra analisi delle strategie degli Stati Uniti d'America contro la Cina, ricopre un ruolo fondamentale il controllo politico, lobbistico, finanziario e militare esercitato nei confronti dei Paesi limitrofi.
Un obiettivo centrale nel contrasto alle operazioni cinesi nella zona grigia è rafforzare sia le capacità sia la determinazione degli Stati del Sud-Est asiatico affinché assumano un ruolo più deciso nel rispondere all'aggressività marittima della Cina. A tal fine, gli Stati Uniti hanno promosso il potenziamento delle forze armate e delle guardie costiere della regione. La logica è quella di un intervento mirato, fornendo garanzie, assistenza militare, favori commerciali.
Il sostegno a una rete rafforzata di alleati e partner costituisce una delle quattro principali linee del USINDOPACOM, il comando operativo americano dell'Indo-Pacifico. Questo sforzo è generalmente considerato uno strumento fondamentale per predisporre un'efficace deterrenza e prepararsi a un possibile conflitto di vasta portata con la Cina, vista l'importanza di: costruire una barriera integrata di deterrenza nell'area del Pacifico e sostenere gli sforzi statunitensi per ottenere diritti di basamento e sorvolo.
Gli Stati Uniti hanno, pertanto, intrapreso e continuano a intraprendere numerose iniziative significative volte a rafforzare la capacità militare degli Stati del Sud-Est asiatico. In questa sede vengono esaminati tali sforzi relativi a Indonesia, Malesia, Filippine, Vietnam, Giappone e Taiwan.
Giappone
Con il riorientamento strategico di Washington verso il Pacifico, gli Stati Uniti hanno rafforzato ulteriormente il legame con il loro alleato storico e più stretto nell'Asia orientale: il Giappone. Spinti da interessi convergenti e da una comune diffidenza verso una Cina sempre più potente e assertiva, gli Stati Uniti hanno integrato Tokyo come perno centrale della propria strategia indo-pacifica, rendendolo uno dei principali destinatari della cooperazione in materia di sicurezza.
Dopo la Seconda guerra mondiale e l'occupazione statunitense del Giappone, Tokyo e Washington ristabilirono relazioni basate su una solida alleanza fondata su interessi condivisi, descritta dal Dipartimento di Stato come la "pietra angolare degli interessi di sicurezza statunitensi in Asia e fondamentale per la stabilità e la prosperità regionale". In seguito alla firma del Trattato di San Francisco che sancì ufficialmente la fine della guerra nel Pacifico, le due nazioni divennero alleate formali nel 1951 con il Trattato di Sicurezza tra Stati Uniti e Giappone, che consentì agli Stati Uniti di mantenere una presenza militare stabile in Asia orientale attraverso accordi di basing e limitazioni alle capacità militari giapponesi.
Fortemente contestato dall'opinione pubblica nipponica, il trattato venne rivisto nel 1960 con il Trattato di Mutua Cooperazione e Sicurezza, che introdusse l'Articolo V, impegnando gli Stati Uniti a difendere il Giappone in caso di attacco, in cambio dell'uso da parte delle forze statunitensi di strutture terrestri, navali e aeree sul territorio giapponese. Secondo un rapporto del 2021 del Government Accountability Office, gli Stati Uniti gestiscono 85 basi militari e dispiegano circa 50.000 soldati in Giappone.
Sotto la presidenza Biden, i legami difensivi sono stati ulteriormente rafforzati, con l'alleanza USA-Giappone posta al centro della strategia indo-pacifica. Nel 2023, durante un incontro del Quadrilateral Security Dialogue (Quad), i leader di Stati Uniti, Giappone, India e Australia si sono impegnati a collaborare nel potenziamento dell'Indo-Pacific Partnership for Maritime Domain Awareness (IPMDA), nonché in materia di infrastrutture critiche e cybersicurezza. Nello stesso anno, i leader di Giappone, Corea del Sud e Stati Uniti hanno adottato i Camp David Principles, impegnandosi a consultazioni reciproche in caso di crisi o minacce alla sicurezza nella regione del Pacifico.
La lunga interoperabilità tra le forze armate dei due Paesi è dimostrata da numerose esercitazioni congiunte, che secondo i report americano hanno manifestato un miglioramento delle capacità operative in scenari di guerra marittima. Il Giappone partecipa regolarmente a RIMPAC e ha dispiegato, nelle ultime edizioni, un ampio contingente comprendente portaelicotteri, sommergibili, navi di superficie e velivoli F-35. Sul piano industriale e degli armamenti, gli Stati Uniti investono massicciamente nel rafforzamento delle capacità difensive giapponesi, poiché il Paese è il principale importatore di armamenti statunitensi, con oltre il 90% delle sue importazioni militari provenienti dagli USA e un programma FMS da oltre 23 miliardi di dollari per 105 caccia di ultima generazione, nonché per i missili Tomahawk, essenziali per la loro difesa aerea.
Indonesia
La Repubblica di Indonesia e gli Stati Uniti intrattengono una cooperazione di lunga data, avendo siglato numerosi accordi nell'ultimo anno, preso parte a esercitazioni militari congiunte e promosso scambi militari volti a rafforzare la capacità difensiva indonesiana. Le relazioni bilaterali sono fortemente influenzate da fattori marittimi, considerato che l'Indonesia è la più grande nazione insulare al mondo, confina con lo Stretto di Malacca - la seconda via navigabile più trafficata - e ha visto il presidente uscente impegnarsi a trasformarla in un "Fulcro Marittimo Globale".
Nel 2010 i due Paesi hanno stabilito una partnership globale, successivamente elevata a partenariato strategico nel 2015. Il 16 novembre 2023 le relazioni hanno raggiunto un livello storico con la firma di una Comprehensive Strategic Partnership e di un Defensive Cooperation Agreement (DCA), che menziona esplicitamente le "attività coercitive della RPC", affiancato da un Joint Work Plan sulla sicurezza marittima. A questo processo si è aggiunta la sottoscrizione di un General Security of Military Information Agreement (GSOMIA) e di un Memorandum of Agreement sull'interoperabilità e la sicurezza delle comunicazioni, volto a facilitare lo scambio di informazioni militari. Pur mantenendo una posizione formale di neutralità, l'Indonesia partecipa annualmente a diverse esercitazioni con gli Stati Uniti, tra cui eventi multilaterali come il Rim of the Pacific (RIMPAC) e programmi bilaterali quali CARAT 2022, MAREX 2023 e l'esercitazione navale multilaterale Komodo 2023.
Gli Stati Uniti hanno ripetutamente cercato di rafforzare la capacità indonesiana di difendersi da potenziali aggressioni e di integrarsi meglio con le forze statunitensi, creando un centro di addestramento stabile e destinando al Paese aiuti e finanziamenti militari.
Malaysia
La Malesia e gli Stati Uniti condividono numerosi accordi, partecipano regolarmente a esercitazioni congiunte e utilizzano equipaggiamenti compatibili, fattori che favoriscono un'elevata interoperabilità. Il loro rapporto bilaterale, avviato nel 1957, si fonda su stretti legami tra popolazioni, scambi economici e cooperazione in materia di sicurezza, nonostante la persistente neutralità malese durante e dopo la Guerra Fredda.
Nel 2005 i due Paesi hanno firmato un Acquisition and Cross-Servicing Agreement volto a facilitare il supporto logistico reciproco durante esercitazioni congiunte, addestramento, missioni operative e altre forme di cooperazione, nonché in situazioni impreviste o di emergenza. Nell'aprile 2014 la relazione si è ulteriormente consolidata con la creazione di una partnership globale e con la riaffermazione, da parte dei leader, della necessità che ASEAN e Cina accelerino verso l'istituzione di un efficace Codice di Condotta nel Mar Cinese Meridionale.
Le Forze Armate malesi e la Royal Malaysian Police vantano una lunga esperienza nella cooperazione con gli Stati Uniti, prendendo parte a circa 14-16 esercitazioni annuali. Tra queste figurano RIMPAC, l'esercitazione terrestre Keris Strike, quella di peacekeeping Keris Aman e lo staff exercise Bersama Warrior.
Gli Stati Uniti hanno inoltre fornito equipaggiamenti militari e assistenza finanziaria alla Malesia. Tra il 2018 e il 2022, Washington ha trasferito circa 230 milioni di dollari in programmi di assistenza alla sicurezza, comprendenti forniture di materiali, formazione, addestramento e programmi di scambio. Cifre decisamente importanti, se consideriamo che la Malesia risulta fra i Paesi più in crescita al mondo e con maggiore influenza anche in Occidente e nel mondo islamico.
Filippine
Gli Stati Uniti e la Repubblica delle Filippine intrattengono un rapporto solido, che rende il Paese uno dei principali destinatari delle iniziative statunitensi di rafforzamento delle capacità militari. Regolate da un Trattato di Mutua Difesa, le Filippine cooperano intensamente con le forze armate statunitensi e ricevono ingenti quantitativi di equipaggiamento militare americano. Sebbene la relazione abbia attraversato fasi di tensione, i rapporti bilaterali restano centrali e hanno recentemente conosciuto una nuova fase di rilancio, alimentata da un rinnovato atteggiamento critico nei confronti di Pechino.
La decisione filippina di chiudere le basi statunitensi di Subic Bay e Clark nel 1992 segnò tuttavia un periodo di raffreddamento e maggiore incertezza nella presenza americana nel Paese.
La cooperazione riprese parzialmente vigore con il Visiting Forces Agreement (VFA) del 1999 e con l'Enhanced Defense Cooperation Agreement (EDCA) del 2014, che fornì una base giuridica per lo svolgimento di esercitazioni di sicurezza congiunte e per una maggiore prontezza operativa. Durante la presidenza di Rodrigo Duterte (2016-2022), i rapporti tornarono a irrigidirsi, con un avvicinamento di Manila alla Cina e la notifica di recesso dal VFA. Tuttavia, con l'intensificarsi delle attività cinesi nella zona grigia e sotto l'attuale presidenza di Ferdinand Marcos Jr., le relazioni si sono nuovamente distese, portando alla riaffermazione del VFA.
Marcos, in particolare, ha rafforzato ulteriormente la cooperazione con Washington, concedendo accesso aggiuntivo a quattro basi militari nell'ambito dell'EDCA e ipotizzando persino la riapertura di Subic Bay, sottolineando come il futuro delle Filippine e dell'intera regione Asia-Pacifico non possa prescindere dal coinvolgimento statunitense. Il Bilateral Strategic Dialogue del 2023 ha confermato questa rinnovata sintonia, con l'impegno a finalizzare un GSOMIA volto a facilitare il trasferimento tecnologico e a migliorare l'interoperabilità.
Le iniziative statunitensi di rafforzamento delle capacità filippine si concentrano fortemente sulle esercitazioni congiunte. L'esercitazione annuale Balikatan rappresenta uno dei pilastri della cooperazione bilaterale in materia di sicurezza e, parimenti, l'attività marittima Sama Sama 2023, la più ampia di sempre, ha mirato a rafforzare la consapevolezza del dominio marittimo e le capacità antisommergibile, di superficie e aeree.
Grazie alla sua posizione strategica e al legame sancito dal Mutual Defense Treaty, il Paese è considerato il maggiore beneficiario regionale di assistenza militare, equipaggiamenti e addestramento statunitensi. Tra le forniture più rilevanti figurano l'approvazione per missili antinave Harpoon per 120 milioni di dollari, 12 caccia F-16 e radar AN/SPS-77 Sea Giraffe 3D, destinati a potenziare la capacità filippina di sorvegliare le proprie acque territoriali ed EEZ. Nel novembre 2022, inoltre, gli Stati Uniti hanno annunciato un investimento di 82 milioni di dollari per cinque siti e 21 progetti volti a rafforzare la postura difensiva filippina.
Vietnam
La Repubblica Socialista del Vietnam e gli Stati Uniti, nonostante il lascito storico della guerra, hanno sviluppato negli ultimi anni una relazione sempre più stretta. Spinta dall'espansione dell'influenza cinese e dalle incursioni nelle proprie acque territoriali, Hanoi ha progressivamente intensificato il dialogo con Washington, partecipando a esercitazioni guidate dagli Stati Uniti e acquistando equipaggiamenti per bilanciare la pressione cinese.
Dalla normalizzazione dei rapporti nel 1995 e dalla firma dell'Accordo Bilaterale sul Commercio nel 2001, i due Paesi hanno ampliato la cooperazione su numerosi fronti, dall'economia alla riconciliazione post-bellica. Dal 2009 è attivo il Defense Policy Dialogue, che consente il confronto tra vertici militari su questioni di sicurezza regionale. Tra il 2010 e il 2014, le relazioni hanno conosciuto una significativa accelerazione, anche in risposta alla crescente assertività cinese. Vietnam e Stati Uniti hanno quindi istituito una Comprehensive Partnership e formalizzato una Joint Vision Statement che riaffermava l'impegno comune alla risoluzione pacifica delle dispute territoriali e marittime. Il 10 settembre 2023, in occasione della visita del Presidente Biden ad Hanoi, tale partenariato è stato elevato a Comprehensive Strategic Partnership, includendo misure per approfondire la cooperazione in ambito sicurezza.
Il Vietnam partecipa al National Guard State Partnership Program con la Guardia Nazionale dell'Oregon dal 2012. Sebbene in passato la cooperazione militare fosse limitata e concentrata soprattutto su aiuti umanitari e gestione delle conseguenze della guerra, negli ultimi anni si è assistito a un progressivo ampliamento delle interazioni in ambito securitario. Nel 2018, per la prima volta, Hanoi ha inviato ufficiali navali a RIMPAC, segnando un passaggio simbolico di grande rilevanza. Oggi Washington è uno dei principali fornitori di supporti militari ed investimenti.
Pattugliamenti e pressioni marittime
Si tenga poi presente che la Guardia Costiera statunitense ha ampliato la propria presenza e cooperazione nell'area del Sud-est asiatico e dell'Oceania. Dal 2021 ha dispiegato diverse unità rapide a Guam e prevede ulteriori risorse per il teatro indo-pacifico. Le attività svolte includono operazioni di ricerca e soccorso, pattugliamenti contro la pesca illegale e programmi di formazione multilaterale, ritenuti strumenti efficaci per contrastare le operazioni cinesi nella cosiddetta zona grigia.
Attraverso programmi come lo shiprider, la Guardia Costiera consente agli ufficiali dei Paesi ospitanti di far rispettare le leggi nazionali a bordo di unità statunitensi nelle proprie acque territoriali ed Zone economiche esclusive. Squadre di addestramento mobili operano regolarmente in collaborazione con Filippine, Malesia, Vietnam e Thailandia, promuovendo non solo competenze tecniche ma anche cooperazione interstatale.
Questo tipo di pressione costante è un tentativo di provocazione reiterato ed un soft power di stress continuo nei confronti di Pechino, ma la strategia è ben nota ai cinesi, e a lunga andare le conseguenze di questo disturbo potrebbero diventare... molto evidenti.