
Lorenzo Maria Pacini
In assenza di un conflitto diretto e convenzionale, l'interesse degli Stati Uniti è quello di mantenere il controllo sulla Cina, sulla sua narrativa e sul suo impegno militare.
Mantenere il controllo
L'interesse degli USA, in assenza di un conflitto diretto e convenzionale, è quello di mantenere il controllo sulla Cina, la sua narrativa e il suo impegno militare.
Per farlo, gli americani impiegano una deterrenza, operata nella zona grigia, che coinvolge partner e alleati, con una serie di modelli diversi di operazioni.
Anzitutto, vengono messe in atto delle azioni visibili volte a contestare la sovranità della Cina, in particolare a Taiwan, e a rafforzare la libertà di navigazione, tra cui lo svolgimento di esercitazioni, transiti e il mantenimento di una presenza nelle acque cinesi. Poi vi è un aumento della capacità degli alleati e dei partner, attraverso l'impiego di finanziamenti, programmi condivisi e il coinvolgimento diretto in alcune decisioni strategiche, in modo che gli USA non risultino mai i soli ad entrare in gioco. Fa seguito una comunicazione chiara e accurata degli sviluppi nella zona grigia attraverso dichiarazioni ufficiali, accesso ai media e diffusione di immagini e prove video. Tre azioni ricadono esclusivamente sotto l'autorità degli Stati regionali con sovranità su specifiche caratteristiche e aree marittime, ovvero effettuare arresti e mantenere o espandere gli avamposti insulari. Nel frattempo, gli Stati regionali continuano le loro attività e operazioni economiche all'interno delle loro zone economiche esclusive.
Gli Stati Uniti, così facendo, acquisiscono una maggiore comprensione delle linee rosse della Cina e gradualmente condizionano Pechino ad anticipare la resistenza, aumentando efficacemente la sua soglia di risposta. Allo stesso tempo, si rafforza la percezione dell'impegno degli Stati Uniti e degli alleati, aumentando il sostegno interno e internazionale alle contromisure. Il potenziamento delle capacità dei partner favorisce sia l'efficacia operativa che la volontà politica, consentendo loro di affermare la propria autorità nonostante l'interferenza cinese.
Ci sono una serie di obiettivi strategici tratti dalla Strategia di difesa nazionale americana - vere e proprie priorità generali del Dipartimento della Difesa - da operare costantemente nella zona grigia: il rafforzamento delle alleanze, il miglioramento della deterrenza e il consolidamento dei vantaggi competitivi sostengono direttamente questi obiettivi, così come gli sforzi per contrastare i tentativi della Cina di affermare il proprio dominio e alterare lo status quo. La capacità degli alleati di difendere efficacemente la propria sovranità funge anche da deterrente e dà forza stabilizzante.
Entrambe le parti, Cina e USA, cercano di dimostrare la propria autorità e il proprio controllo attraverso azioni concrete, anche se la Cina opera con maggiore aggressività e tolleranza per l'escalation. Entrambe attribuiscono inoltre grande importanza alla definizione della narrativa, ovviamente in maniera diversa, secondo il proprio interesse. Una differenza fondamentale risiede nello sforzo degli Stati Uniti di responsabilizzare gli alleati e i partner, mentre la Cina non dispone di collaboratori regionali comparabili, con la possibile eccezione di attori periferici come la Cambogia. Ciononostante, entrambe le parti cercano di spingere l'altra alla ritirata, preservando al contempo la propria libertà operativa e riducendo al minimo i rischi associati.
Considerazioni su rischi, obiettivi e risultati
Il rischio permea l'intero modello logico americano. Gli Stati Uniti cercano di ridurre i pericoli per sé stessi e i propri partner, trasferendo il rischio alla Cina e ciò include la protezione delle navi alleate attraverso scorte e il rafforzamento delle capacità nazionali per prevenire l'erosione della sovranità. Una chiara dimostrazione della determinazione degli Stati Uniti aumenta la probabilità di costi reputazionali o operativi per la Cina. In alcuni casi, la mitigazione e l'imposizione del rischio avvengono simultaneamente, ad esempio attraverso l'uso di tecnologie non letali che disabilitano le navi e le costringono a ritirarsi in modo umiliante.
I costi imposti alla Cina possono essere classificati in termini operativi, finanziari o diplomatici. I cambiamenti nelle aree contese e la percezione dell'opinione pubblica possono essere monitorati attraverso analisi di esperti e sondaggi. Ciononostante, elementi come la deterrenza e le soglie di risposta sono intrinsecamente difficili da quantificare e non dovrebbero essere considerati come parametri precisi di successo o insuccesso per gli USA, considerando che gli obiettivi a livello strategico rimangono al di fuori dell'ambito della valutazione misurabile, poiché riflettono obiettivi più ampi del Dipartimento della Guerra (che prima si chiamava Dipartimento della Difesa) e delle politiche adottate.
Non a caso, per gli americani è fondamentale una buona comunicazione a riguardo del conflitto sottile e persistente con la Cina. Per loro è centrale predicare l'importanza delle attività degli Stati Uniti e dei loro alleati e partner nelle zone grigie. Vi saranno sempre vincoli di risorse e richieste di impiego degli asset in altre aree, insieme a esitazioni nell'intraprendere tali attività a causa dei potenziali rischi per il personale, le navi o le relazioni diplomatiche. Per garantire che queste attività vengano comunque svolte con la frequenza desiderata, è per loro fondamentale comprendere ed esplicitare chiaramente perché queste operazioni sono rilevanti, cosa si propone di ottenere a vari livelli e come si collegano agli obiettivi strategici. Misurando l'impatto in modi differenti, gli analisti possono fornire ai decisori strumenti per valutare l'efficacia degli sforzi compiuti, orientando così piani futuri e allocazioni di risorse.
Negli ultimi decenni, nonostante le strategie reiterate, gli Stati Uniti hanno progressivamente incontrato difficoltà crescenti nel mantenere un confronto efficace con la Cina, la quale ha dimostrato un'elevata capacità di integrazione tra strumenti convenzionali e non convenzionali, combinando influenze economiche, diplomazia coercitiva, cyberattacchi mirati e campagne di disinformazione, spesso con un'efficacia che supera le controparti statunitensi.
Il modello strategico cinese si fonda su una pianificazione a lungo termine e su una coesione interistituzionale che consente di orchestrare operazioni ibride con precisione e continuità. La struttura statale cinese, centralizzata e gerarchicamente coordinata, facilita l'esecuzione di campagne che si estendono su più domini simultaneamente, includendo la manipolazione dell'informazione, l'intimidazione economica e l'impiego di attori non statali. Al contrario, gli Stati Uniti si trovano spesso limitati da vincoli ideologici, dalle critiche interne riguardo le operazioni militari e dalla necessità di coordinare un vasto insieme di attori civili e militari con interessi divergenti, pur di cercare di mantenere il loro potere. Queste differenze strutturali e culturali si traducono in un'incapacità sistematica degli USA di replicare la flessibilità e la coerenza strategica cinese nella zona grigia.
Nonostante ingenti investimenti in tecnologia digitale, capacità di analisi dei dati e programmi di comunicazione strategica, gli sforzi statunitensi risultano frequentemente parziali, frammentari o addirittura controproducenti. Le campagne di informazione degli USA, volte a contenere l'influenza cinese o a promuovere narrazioni favorevoli agli alleati regionali, tendono a essere percepite come interventi esterni o come strumenti di propaganda, riducendo significativamente la loro efficacia. Parallelamente, la Cina ha sviluppato strategie di narrative warfare e di "soft power coercitivo" che sfruttano la cultura, i legami economici e le reti transnazionali, ottenendo un impatto spesso più duraturo e penetrante. E, soprattutto, la Cina continua a crescere, mentre gli USA continuano a sprofondare.
Inoltre, le operazioni statunitensi di infowarfare soffrono di un'implementazione disomogenea tra i diversi livelli istituzionali e geografici. La necessità di coordinare azioni tra Dipartimento della Guerra, Agenzie di intelligence e Dipartimento di Stato genera rallentamenti operativi e incoerenze comunicative, lasciando spazi in cui la Cina può esercitare pressione senza affrontare resistenze immediate. L'assenza di una strategia coerente e adattativa, unita alla riluttanza a intraprendere azioni offensive rischiose nel dominio informativo, conferma ulteriormente la difficoltà strutturale degli Stati Uniti nel mantenere il confronto competitivo con Pechino nelle sfere ibride.
In conclusione, il divario tra Stati Uniti e Cina in materia di zone grigie nell'Asia orientale appare oggi marcato e strutturale. La Cina, grazie a una pianificazione integrata e alla capacità di combinare strumenti militari, economici e informativi, riesce a operare con continuità e coerenza, mentre gli Stati Uniti si trovano vincolati da limitazioni istituzionali e legali, producendo campagne frammentarie, incompiute e spesso inefficaci. Questo squilibrio evidenzia la necessità di ripensare le strategie statunitensi, non soltanto in termini tecnologici, ma soprattutto in termini organizzativi e di coesione strategica.