05/02/2025 strategic-culture.su  9min 🇮🇹 #268017

La crisi dei reclutamenti nelle forze armate Usa solleva il velo su una società in pezzi

Giacomo Gabellini

C'è una crisi di personale nell'esercito americano. Oltre al calo dell'attrattiva delle forze armate come luogo di lavoro, questo potrebbe anche indicare il degrado della società americana. 

Intraprendere la carriera militare rappresenta per un numero tendenzialmente crescente di cittadini statunitensi una prospettiva assai poco attraente. Lo si evince dalle dichiarazioni  rese lo scorso autunno dalla direttrice dell'ufficio del Pentagono deputato agli arruolamenti Katie Helland, secondo cui il timido miglioramento della situazione registrato nel 2024 doveva indurre soltanto a un «moderato ottimismo riguardo alle future operazioni di reclutamento, mentre continuiamo a confrontarci con una bassa propensione dei giovani a prestare servizio, una limitata familiarità con le opportunità militari, un mercato del lavoro competitivo e un'idoneità in calo tra i giovani adulti». I dati relativi all'anno fiscale 2024 attestano un incremento degli arruolamenti su base annua pari a 25.000 unità (+12,5%), che compensa sul piano numerico i risultati pesantemente negativi conseguiti nel biennio precedente, in cui gli obiettivi di reclutamento dell'esercito sono stati mancati per 15.000 unità nel 2022 e per altre 10.000 nel 2023 rendendo - con 452.00 effettivi - la forza di terra regolare la più ridotta dal periodo antecedente la Seconda Guerra Mondiale. Il problema non riguardava soltanto l'esercito, dal momento che nell'anno fiscale 2023 la Us Navy e la Us Air Force hanno mancato rispettivamente di 7.464 e 2.700 unità i loro obiettivi di arruolamento. Significativamente, l'"ammanco" risultava quasi interamente riconducibile al crollo degli arruolamenti maschili, diminuiti su base decennale del 35% (da 58.000 a 37.700 tra il 2013 e il 2023) a fronte di dati stazionari riguardo alla componente femminile (circa 10.000 reclute ogni anno).

«Queste carenze di reclutamento - si legge all'interno di uno studio  realizzato nel 2022 dall'Association of the United States Army - pongono rischi a breve e lungo termine per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti [...]. Se considerati nel contesto dell'attuale ambiente strategico, i rischi collegati alla disponibilità di un esercito più piccolo sono significativi. La strategia di difesa nazionale del 2022 identifica la Cina come "sfida" e la Russia come "minaccia acuta". Qualora la deterrenza fallisse, è concepibile che l'esercito statunitense, insieme ai suoi alleati e partner, si ritrovi nella necessità di combattere due grandi conflitti regionali simultanei o, come minimo, a combattere un grande conflitto regionale e a scoraggiare simultaneamente aggressioni opportunistiche altrove. Inoltre, la forza congiunta deve continuare a mitigare le "minacce persistenti" portate da Corea del Nord, Iran e da organizzazioni estremiste violente».

Il cauto ottimismo suggerito dalla Helland nasce dalla consapevolezza che le statistiche in controtendenza relative all'anno fiscale 2024 rappresentano con ogni probabilità un caso episodico, perché il contesto sociale del Paese rimane estremamente critico.

Tra le motivazioni generalmente addotte dalle autorità statunitensi per spiegare il fenomeno, una delle più gettonate - menzionata dalla stessa Helland - è indubbiamente rappresentata alla maggiore attrattività esercitata dal mercato del lavoro statunitense, a cui si attribuiscono caratteristiche di solidità e competitività sebbene non consenta, certifica una indagine  condotta da Bankrate nel gennaio 2024, a qualcosa come il 44% delle famiglie statunitensi di guadagnare abbastanza da sostenere una spesa imprevista da 1.000 dollari. Un altro fattore comunemente indicato riguarda il calo strutturale delle vocazioni, che i repubblicani tendono a imputare alla sfiducia nelle forze armate - passata dal 70 al 48% tra il 2018 e il 2022 secondo un sondaggio condotto dal Reagan Institute - generata sia da clamorosi insuccessi militari come il  ritiro dall'Afghanistan nel 2021, sia dalla politicizzazione delle stesse  promossa dall'amministrazione Biden. I democratici, di converso, tendono a indentificare nel graduale consolidamento delle posizioni "suprematiste" in seno all'ambiente militare e nei gravi episodi di violenze a sfondo sessuale che lo interessano (come l'omicidio del soldato Vanessa Guillén,  avvenuto nel 2020) le cause principali della crisi di credibilità che investe le forze armate.

La ragione fondamentale della crisi dei reclutamenti che stanno attraversando gli Stati Uniti va tuttavia ricercata altrove, e assume una rilevanza che travalica il singolo ambito militare. Secondo quanto emerge da un'approfondita analisi condotta dall'American Security Project nel marzo 2023, appena il 23% degli statunitensi di età compresa tra 17 e 24 anni risultava idoneo al servizio militare, perché, a differenza del "rimanente" 77%, rispondente ai necessari requisiti cultural-accademici e non affetto da obesità, tossicodipendenza, alcolismo, disturbi psicofisici. Il 44% dei cittadini statunitensi compresi in quella fascia di età soffriva di almeno due di queste condizioni penalizzanti simultaneamente.

L'obesità, che nell'aprile 2021  interessava qualcosa come il 19% dei militari in servizio attivo, rappresenta indubbiamente uno dei problemi maggiori, anche in virtù del fatto che condizioni di grave sovrappeso  affliggono il 23% degli statunitensi di età compresa tra i 12 e i 19 anni è sembrano destinate ad aggravarsi nei prossimi anni. Come  sottolinea il sito di riferimento delle forze armate statunitensi, «il Sud rappresenta storicamente il più fruttuoso bacino di reclutamento per l'esercito, ma le reclute provenienti da quell'area coprono da sole la metà degli infortuni riportati complessivamente durante l'addestramento di base, superando di gran lunga la loro rappresentanza generale nel servizio. Il fenomeno è parzialmente attribuibile all'epidemia di obesità che interessa in particolar modo il Sud [...], dove ampie fasce di popolazione dispongono di redditi familiari relativamente bassi e un accesso limitato all'assistenza sanitaria e al cibo sano». Un aspetto critico, quello relativo all'accesso sempre più precario ad alimenti di qualità dovuto alla riduzione del reddito, che  è alla base anche della decrescita dell'altezza media di uomini e donne statunitensi,  riscontrata a partire dalla fine degli anni '80 e perdurante ancora oggi.

Il problema dei reclutamenti delle forze armate degli Usa affonda quindi le radici nel progressivo deterioramento del tessuto sociale degli Stati Uniti, nel degrado costante del "capitale umano" che si riflette in una serie sterminata di indicatori addizionali. A partire da quelli relativi alla diffusione semi-epidemica del disturbo post-traumatico da stress, che nel 2020  riguardava il 5% della popolazione (13 milioni di persone); del diabete, che secondo le stime  interessava nel 2021 il 14,7% della popolazione adulta statunitense (38,1 milioni di persone); della tossicodipendenza, con l'overdose da oppiacei assurta a primaria causa di morte tra i cittadini statunitensi al di sotto dei cinquant'anni ( oltre 107.000 casi nel 2022, a fronte dei  poco più di 67.000 del 2018) nel contesto di una platea di consumatori che riunisce 10 milioni di persone. Stesso discorso vale per i suicidi,  cresciuti del 40% tra il 2000 e il 2023 (del 52% tra i giovani compresi nella fascia d'età tra i 10 e i 24 anni); degli omicidi,  aumentati del 51% tra il 2014 e il 2021; della  mortalità infantile, con 5,6 morti per 1.000 nati vivi (nel 2022) contro gli 1,6 del  Giappone, gli 1,8 della  Corea del Sud, i 2,2 dell' Italia e i 2,3 della  Germania. Anche un Paese come la  Bielorussia, fuori dall'Unione Europea e non certamente paragonabile agli Stati Uniti quanto a ricchezza, registra un tasso di 2,5.

I cittadini statunitensi, come denunciato in tempi "non sospetti" da studiosi come  Robert Putnam e  Angus Deaton, stanno in altri termini diventando sempre più bassi, grassi, deboli, vulnerabili e aggressivi, per effetto del processo di concentrazione della ricchezza in un numero ristretto di privati che detiene il controllo delle infrastrutture fondamentali per garantire la sussistenza e il benessere della popolazione, da cui dipende la capacità del Paese di proiettare potenza all'esterno.

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