12/05/2025 strategic-culture.su  6min 🇮🇹 #277663

La pericolosa escalation indo-pakistana va fermata prima possibile

Stefano Vernole

In ogni caso, nonostante gli scontri armati dei giorni scorsi, caratterizzati da attacchi missilistici, duelli aerei e colpi d'artiglieria, è ancora possibile evitare un'escalation che diverrebbe drammatica tra India e Pakistan.

Il 18 dicembre 2024, gli Stati Uniti dell'Amministrazione Biden hanno imposto sanzioni a quattro entità pakistane. La dichiarazione rilasciata dal Dipartimento di Stato americano affermava che queste entità avevano contribuito al programma missilistico balistico a lungo raggio del Pakistan. Queste sanzioni, emesse ai sensi dell'Ordine Esecutivo 13382, "mirano" alla proliferazione delle armi di distruzione di massa e dei loro vettori [1].

Il Ministero degli Esteri pakistano aveva reagito con forza all'annuncio degli Stati Uniti, descrivendo le sanzioni come "discriminatorie" e sottolineando che esse non solo "minano la credibilità dei regimi di non proliferazione, ma mettono anche a repentaglio la pace e la sicurezza regionali e internazionali". In seguito, il Vice Consigliere per la Sicurezza Nazionale degli Stati Uniti, Jon Finer, intervenendo al Carnegie Endowment for International Peace, aveva insistito che la condotta del Pakistan sollevava "questioni concrete" sugli obiettivi del suo programma missilistico balistico: "Sinceramente, è difficile per noi vedere le azioni del Pakistan come qualcosa di diverso da una minaccia emergente per gli Stati Uniti".

Le sanzioni sono state imposte a National Development Complex (NDC), Affiliates International, Akhtar and Sons Private Limited e Rockside Enterprise con l'obiettivo di congelare tutti i beni statunitensi appartenenti a queste entità, vietando ai cittadini U.S.A. di effettuare transazioni con esse.

Jon Finer ha anche aggiunto che "il Pakistan ha sviluppato una tecnologia missilistica sempre più sofisticata, dai sistemi missilistici balistici a lungo raggio ad attrezzature che consentirebbero il test di motori missilistici significativamente più grandi. Il Pakistan avrà la capacità di colpire obiettivi ben oltre l'Asia meridionale, compresi gli Stati Uniti" [2].

Il Governo di Islamabad ha denunciato subito il carattere discriminatorio e il doppio standard adottato dagli U.S.A. al riguardo. Il vicino del Pakistan, l'India, detiene un programma missilistico molto più esteso e avanzato. L'India sta sviluppando il suo programma missilistico a un ritmo sostenuto e ha condotto diversi test missilistici significativi nel 2024, tra cui l'Agni-P, il missile Agni V, un veicolo di rientro a bersaglio multiplo indipendente (MIRV) con una gittata di 5000 km a marzo, e un test missilistico ipersonico a novembre, che solo una manciata di Stati possiede a livello globale. L'India sta anche sviluppando l'Agni VI con una gittata di 8000 km o superiore.

Realisticamente, la gamma indiana di missili balistici intercontinentali (ICBMS), la tecnologia MIRV e i missili ipersonici probabilmente rappresenterebbero una minaccia maggiore per gli Stati Uniti di qualsiasi missile pakistano. L'India possiede anche sistemi di difesa missilistica balistica, i cui componenti sono derivati dai sistemi di difesa israeliani e hanno richiesto l'approvazione degli Stati Uniti per il trasferimento in un altro Paese. Inoltre, l'India ha acquisito diversi sistemi di difesa missilistica russi S-400; quest'ultimo avrebbe dovuto essere sanzionato ai sensi della legge statunitense "Countering America's Adversaries Through Sanctions Act" (CAATSA), che impone sanzioni ai Paesi che effettuano acquisti di difesa dalla Russia. Tuttavia, tali sanzioni non sono mai state applicate all'India, anzi gli U.S.A. hanno revocato le restrizioni sulle entità nucleari indiane per aprire la strada al trasferimento di tecnologia nucleare civile.

Le sanzioni e le accuse statunitensi indicano un cambiamento di atteggiamento nei confronti del Pakistan che non è stato minimamente scalfito dall'Amministrazione Trump. Considerando la percezione più ampia da parte dell'attuale Presidente U.S.A. del Pakistan come un rifugio sicuro per i militanti islamisti (nonostante una recente limitata cooperazione) e il rafforzamento del partenariato strategico degli Stati Uniti con l'India come contrappeso alla Cina, è improbabile che Islamabad sia una priorità a Washington. In questo contesto, le sanzioni statunitensi non hanno fatto altro che incrinare una relazione già fragile, segnata da divergenze nella fase successiva al ritiro degli Stati Uniti dall'Afghanistan.

Nel recente incontro Modi-Trump, entrambi i leader hanno annunciato il COMPACT (Catalyzing Opportunities for Military Partnership, Accelerated Commerce & Technology) tra Stati Uniti e India per il XXI secolo e un nuovo quadro decennale per la Major Defense Partnership tra Washington e Nuova Delhi. L'Amministrazione statunitense ha annunciato l'intenzione di aumentare le vendite militari all'India, inclusa la possibilità di fornire a Nuova Delhi l'F-35, un caccia stealth avanzato di quinta generazione. Le due parti si sono inoltre impegnate ad aumentare gli acquisti di petrolio e gas statunitensi da parte dell'India, a ridurre il deficit commerciale e a negoziare un accordo commerciale.

Tale posizione geopolitica è pienamente comprensibile alla luce del ruolo assegnato all'India dall'Amministrazione Trump, il cui appello allo "scontro di civiltà" in funzione anti-islamica rimane una delle poche carte da giocare alla luce dei fallimenti in Ucraina e contro la Cina. La similitudine tra l'ideologia sionista di Israele e quella indiana dell'Hindutva rappresenta uno dei cardini della potenziale strategia di destabilizzazione dell'area.

La doverosa premessa per spiegare come si sia arrivati a questo punto di rottura, estremamente pericoloso, tra due potenze nucleari facenti parte del continente eurasiatico. E' davvero assurdo ipotizzare che il commando armato autore della strage dei turisti indiani a Pahalgam, nel Kashmir, risponda ad una di quelle centrali terroristiche messe in cantiere in passato dalla collaborazione CIA-ISI in Afghanistan in funzione antisovietica e ora fuori dal controllo del servizio segreto pakistano ma non di quello statunitense in combutta con gli indiani [3]?

In ogni caso, nonostante gli scontri armati dei giorni scorsi, caratterizzati da attacchi missilistici, duelli aerei e colpi d'artiglieria [4], è ancora possibile evitare un'escalation che diverrebbe drammatica tra India e Pakistan. Nei giorni scorsi, non solo Mosca e Pechino ma anche Teheran, autorevole potenza regionale islamica, ha inviato il Ministro degli Esteri iraniano Abbas Araghchi ad Islamabad per mediare le tensioni e contribuire a ridurre le ostilità indo-pakistane.

Nonostante le reazioni ufficiali - il Pakistan giura vendetta e l'India assicura di rispondere se Islamabad attaccherà - entrambe le parti potrebbero accontentarsi di aver soddisfatto l'opinione pubblica nazionalista e "congelare" di nuovo la situazione.

[1] Ricordiamo che le elezioni statunitensi si erano tenute il 4 novembre 2024 e nel momento dell'adozione delle sanzioni, l'elezione di Trump era già stata ampiamente digerita dal mainstream.
[2] Il discorso di John Finer è avvenuto appena un giorno dopo che il Dipartimento di Stato americano ha annunciato questo ciclo di sanzioni relative al programma di sviluppo di missili balistici del Pakistan, cfr. Ghazala Yasmin Jalil, DISCRIMINATORY U.S. SANCTIONS AND FALLACIOUS ASSERTIONS ON PAKISTAN'S MISSILE PROGRAMME - DYNAMICS AND IMPLICATIONS, ISSIS, 30 dicembre 2024.
[3] Indian Spy Agency Behind Pahalgam False Flag?, "Sri Lanka Guardian", 2 maggio 2025.
[4] Pochi giorni fa, l'aviazione indiana ha fatto partire l'operazione "Sindoor" bombardando 9 località in Pakistan, tutte secondo Nuova Delhi sedi di basi terroristiche/estremiste. Il Pakistan nega, sostenendo che sono stati colpiti obiettivi civili, tra cui due moschee, con almeno 26 morti tra la popolazione e ha reagito con bombardamenti oltre confine, che secondo gli indiani hanno ucciso 8 civili, e abbattendo 5 aerei indiani, per tre dei quali ci sono informazioni verificate.

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