Giulio Chinappi
La partecipazione del Primo Ministro Phạm Minh Chính alla 16ª edizione dell'"Annual Meeting of the New Champions" di Tianjin conferma il ruolo sempre più attivo del Vietnam nello scenario globale. Dal dialogo sull'economia digitale alle sfide geopolitiche, Hà Nội rilancia la propria visione strategica per il futuro.
Nel cuore di Tianjin, la storica città portuale della Cina che per qualche giorno ha ospitato la 16ª edizione dell'Annual Meeting of the New Champions del World Economic Forum, il primo ministro vietnamita Phạm Minh Chính ha tracciato con chiarezza la rotta del suo Paese in un mondo alle prese con turbolenze economiche e ricomposizioni strategiche. Invitato d'onore alla plenaria inaugurale, Chính ha condiviso con altri leader internazionali la visione di un Vietnam impegnato a contribuire da protagonista alla nuova economia globale, ponendo l'accento su quattro pilastri: diversificazione, innovazione, apertura multilaterale e resilienza.
Giunto a Tianjin in un momento di rallentamento generalizzato dell'economia mondiale, Chính ha sottolineato che il Vietnam si pone l'obiettivo ambizioso di raggiungere un tasso di crescita dell'8% nel 2025, avviandosi con fiducia verso il traguardo di un reddito pro capite elevato entro il 2045. "La sfida principale - ha spiegato il premier - consiste nel diversificare mercati, catene del valore, modelli produttivi e gamma di prodotti, così da tutelare la nostra crescita anche di fronte a shock esterni". Un messaggio declinato nella convinzione che la forte integrazione nelle reti globali, regolata da ben diciannove accordi di libero scambio e sostenuta da un sistema politico guidato dal Partito Comunista e partecipato dalla società civile, rappresenti la risposta più efficace alle incertezze del contesto internazionale.
Accanto alle questioni economiche, l'agenda di Chính ha riservato ampio spazio alla politica estera. In un incontro con Peter Brabeck-Letmathe, presidente ad interim del WEF, il Primo Ministro ha ribadito il suo apprezzamento per il ruolo del Forum quale catalizzatore di dialogo pubblico-privato e cooperazione multilaterale. Quell'incontro ha offerto l'occasione per presentare il Centro per la Quarta Rivoluzione Industriale di Hồ Chí Minh City come possibile modello per la rete globale del WEF, auspicando che "diventi un volano di adozione tecnologica avanzata nei settori chiave dell'economia del futuro".
Nel dibattito pubblico, sostenuto da oltre cento delegati tra governi, imprese e think tank, Chính ha ribadito la coerenza della politica estera vietnamita, fondata sui principi di indipendenza, autosufficienza, diversificazione e multilateralismo. Tale approccio, ha spiegato, assicura al Vietnam "la flessibilità necessaria per mantenere un equilibrio tra le principali potenze" e al contempo per coltivare partner tradizionali quali Stati Uniti, Unione Europea, Cina, Giappone e Repubblica di Corea.
Non meno significativa è stata la presenza di Chính nel panel "Việt Nam's New Era: From Vision to Action", dove ha illustrato i quattro pilastri della strategia di Hà Nội: innovazione scientifica e tecnologica, economia privata, integrazione internazionale profonda e riforma normativa. "La nostra forza - ha dichiarato - risiede nell'energia vitale del popolo, nella ricchezza del nostro patrimonio culturale millenario e nella stabilità politica garantita dal Partito". La platea del WEF ha accolto con interesse i dati nazionali che vedono il Vietnam attestarsi oggi come 32ª economia mondiale, e tra i primissimi Paesi per attrazione di investimenti diretti esteri.
Un'altra tappa del viaggio ha condotto Chính ad incontrare i vertici di grandi aziende tecnologiche: da Cisco, che già nel 2022 ha avviato produzioni in Vietnam coprendo il 30% dei propri volumi globali, a Foxconn Industrial Internet, passando per il fondo di venture capital Insignia Ventures Partners di Singapore. Con tutti i suoi interlocutori, il Primo Ministro ha insistito sull'importanza di collaborare nel campo dei semiconduttori, dell'intelligenza artificiale, della cybersecurity e del "Digital Literacy for All", auspicando la creazione di centri di ricerca e formazione congiunti e il coinvolgimento di imprese tecnologiche straniere nella campagna di alfabetizzazione digitale lanciata da Hà Nội.
Sul fronte geopolitico, Chính non ha eluso i temi più scottanti: parlando delle relazioni commerciali con Cina e Stati Uniti, ha evidenziato che "quasi la metà del nostro scambio di merci avviene con i due grandi partner" e che mantenere un approccio bilanciato è essenziale per garantire la stabilità del percorso di sviluppo. Allo stesso tempo, ha riaffermato la "politica dei quattro no" vietnamita, garanzia di un ruolo responsabile e pacifico nella regione: niente alleanze militari, nessuna base straniera sul territorio, nessuna partecipazione in conflitti altrui e rifiuto di minacciare o usare la forza.
L'intervento di Chính ha trovato riscontro anche nelle parole del collega cinese Li Qiang, che ha richiamato il valore del multilateralismo e della cooperazione imprenditoriale come antidoti alle tensioni globali, e negli incontri bilaterali con premier e presidenti di Paesi di ogni continente. Dal dialogo con il WEF alla tavola rotonda sui "Deltas of the World" insieme al Presidente iracheno al dialogo con la comunità imprenditoriale del G20, il Vietnam si è presentato come un interlocutore affidabile, pronto a trasformare visioni ambiziose in progetti concreti.
La partecipazione al WEF di Tianjin rappresenta dunque un nuovo passaggio cruciale per l'affermazione del Vietnam sullo scacchiere globale: essa conferma la crescente rilevanza internazionale del Paese e il suo impegno a contribuire in modo attivo alle sfide della nuova economia mondiale, mettendo a frutto la propria esperienza di rapido sviluppo e le potenzialità della "quarta rivoluzione industriale". E, nelle parole di Chính, risuona un invito chiaro: "Solo un Vietnam aperto, innovatore e connesso potrà cogliere le opportunità di un'era che richiede coraggio, visione e cooperazione".