14/10/2025 strategic-culture.su  6min 🇮🇹 #293424

Il viaggio del Papa ad Istanbul per incontrare Bartolomeo riapre una ferita tra gli Ortodossi

Stefano Vernole

Come mai la Chiesa è diventata una delle cause principali del conflitto ucraino?

Accogliendo l'invito del Capo di Stato e delle autorità ecclesiastiche del Paese - si legge nel comunicato della sala stampa della Santa Sede di pochi giorni fa -, Papa Leone XIV compirà un viaggio apostolico in Turchia dal 27 al 30 novembre prossimo, recandosi in pellegrinaggio a Iznik in occasione del 1700° anniversario del Primo Concilio di Nicea. Del viaggio in Turchia Prevost aveva già parlato con il patriarca ecumenico di Costantinopoli, Bartolomeo I (il "caro fratello"), nell'incontro avuto con lui il 19 maggio scorso, all'indomani della Messa d'inizio del suo Pontificato, confermando la volontà di incontrarsi a Nicea per l'anniversario dello storico Concilio che formulò il Simbolo, "la professione di fede in cui i cristiani di ogni confessione si riconoscono". Una commemorazione a cui Leone XIV ha dichiarato di voler prendere parte, in quanto non si tratta di "un evento del passato", come lui stesso aveva sottolineato a giugno durante l'udienza ai partecipanti al simposio "Nicea e la Chiesa del terzo millennio: verso l'unità cattolica-ortodossa", ma di "una bussola che deve continuare a guidarci verso la piena unità visibile di tutti i cristiani".

Purtroppo, l'annunciata visita papale rischia di far sanguinare ulteriormente la ferita aperta tra gli Ortodossi e di silenziare le numerose questioni in corso tra il Patriarcato di Mosca e quello di Costantinopoli, una fra tutte quella della persecuzione della Chiesa Ortodossa Ucraina.

Riepiloghiamo in breve quanto successo negli ultimi anni.

Nel 1990 la Chiesa russa elevò l'esarcato ucraino a Chiesa Ortodossa Ucraina, autogovernata con diritti di ampia autonomia ma pur sempre sotto la giurisdizione di Mosca. Il suo primate era il metropolita Filaret Denysenko di Kiev e di tutta l'Ucraina; nel 1991, con la dissoluzione dell'URSS, l'Ucraina divenne uno Stato indipendente e la Chiesa ucraina decise di presentare una richiesta formale di autocefalia al Patriarcato di Mosca, che però non la concesse. La Chiesa russa ridusse Filaret allo stato laicale e nel 1997 lo anatemizzò: questa decisione fu accettata da tuti gli altri patriarcati ortodossi.

Nel 2016 il Parlamento ucraino chiese al Patriarcato di Costantinopoli di concedere l'autocefalia alla Chiesa ucraina, richiesta poi reiterata nel 2018 dal Presidente Poroshenko a Bartolomeo I; i primati Maletic e Denysenko, insieme agli altri vescovi della Chiesa Ortodossa Autocefala Ucraina e della Chiesa Ortodossa Ucraina del Patriarcato di Kiev fecero appello al Patriarcato di Costantinopoli perché li facesse entrare nell'ambito canonico. La loro azione è tuttavia da considerarsi anticanonica, in quanto secondo il Pidalion (raccolta di leggi e canoni della Chiesa Ortodossa) non esiste un'autorità superiore al proprio patriarcato cui fare appello: solo un sinodo panortodosso può prendere decisioni su ogni chiesa e patriarcato 1.

Il sinodo del Patriarcato di Costantinopoli accettò l'11 ottobre 2018 nella comunione tutti i vescovi della Chiesa Ortodossa Autocefala Ucraina e della Chiesa Ortodossa Ucraina del Patriarcato di Kiev, effettuando un riconoscimento retroattivo delle ordinazioni fatte durante lo scisma. Il 15 dicembre 2018 Bartolomeo I convocò un sinodo unionista a Kiev, - a cui non partecipò il Metropolita canonico Onufrij della Chiesa Ortodossa Ucraina del Patriarcato di Mosca - propose l'autocefalia della Chiesa Ucraina ed elesse Epifanij Dumenko Metropolita di Kiev e di tutta l'Ucraina, facendovi confluire alcuni vescovi delle diverse Chiese presenti nel Paese. Il 5 gennaio 2019 Bartolomeo I concesse il Tomos di autocefalia alla Chiesa Ortodossa Ucraina. Alcune Chiese hanno perciò riconosciuto la Chiesa ucraina come la quindicesima Chiesa autocefala della Chiesa Ortodossa, mentre altre, tra cui la Chiesa russa, no. Il Patriarcato di Mosca rivendica l'appartenenza dell'Ucraina al suo territorio canonico e riconosce come unico Metropolita degli ucraini Onufrij, non Epifanij, sancendo così la presenza di due metropoliti a Kiev e in tutto il Paese.

Da un punto di vista canonico, perciò, l'Ucraina appartiene al Patriarcato di Mosca e ha diritto all'autocefalia ma nel concedergliela il Patriarcato di Costantinopoli si è comportato in modo molto diverso rispetto ad altri casi. Al sinodo unionista di Kiev del 15 dicembre 2018 hanno partecipato il deposto Filaret Denysenko e i vescovi da lui consacrati, fra cui Epifanij Dumenko; inoltre, sono arrivati dagli Stati Uniti anche vescovi non consacrati canonicamente. In sintesi: il Patriarcato di Costantinopoli non ha convocato un sinodo panortodosso, si considera una corte ecclesiastica superiore a tutti gli altri patriarcati e ha riconosciuto come vescovi ortodossi persone non consacrate validamente e imposte dalla politica di Washington 2.

Il frutto di questa situazione è noto da tempo. L'Ufficio dell'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani (OHCHR) ha lanciato un'accusa decisa contro il Governo ucraino per le azioni repressive nei confronti della Chiesa Ortodossa Ucraina (UOC). Nel rapporto periodico pubblicato a dicembre 2024, l'OHCHR ha evidenziato che il Governo di Kiev non è stato in grado di fornire giustificazioni adeguate di queste misure, che compromettono gravemente la libertà religiosa nel Paese. Nel documento le Nazioni Unite sottolineano che lo scioglimento della Chiesa Ortodossa Ucraina rappresenta una restrizione senza precedenti alla libertà di religione e di culto in Ucraina: "Lo scioglimento di un'organizzazione religiosa è una limitazione severa che incide sulla capacità degli individui di praticare la loro religione o convinzione insieme e mette a rischio la sopravvivenza dell'intera comunità", si legge nel rapporto. L'OHCHR ha anche ribadito che l'Ucraina non ha dimostrato la necessità e la proporzionalità delle misure adottate contro la UOC.

Più recentemente, sette relatori speciali delle Nazioni Unite sui diritti umani hanno inviato una lettera ufficiale al Governo di Kiev accusandolo di sistematiche violazioni della libertà religiosa della Chiesa Ortodossa Ucraina. In un documento di 15 pagine datato 14 maggio 2025, gli esperti indipendenti delle Nazioni Unite esprimono "serie preoccupazioni" in merito alla persecuzione del clero, dei fedeli della Chiesa Ortodossa Ucraina, nonché dei giornalisti e degli attivisti per i diritti umani che li difendono. I relatori sostengono che le autorità ucraine stiano conducendo una "campagna sistematica per smantellare" la Chiesa Ortodossa Ucraina, che include: chiusure forzate di parrocchie; arresti di membri del clero; sequestri di chiese; persecuzione dei difensori; violazione degli obblighi internazionali dell'Ucraina. I relatori sono particolarmente preoccupati per la "natura globale" delle pratiche contro la Chiesa Ortodossa Ucraina, che suggerisce una "campagna sistematica per smantellare o riorientare forzatamente la vita religiosa" delle comunità della Chiesa. Gli esperti delle Nazioni Unite hanno invitato le autorità ucraine ad "adottare tutte le misure temporanee necessarie per porre fine alle presunte violazioni e impedirne il ripetersi" e a "garantire la responsabilità di chiunque ne sia colpevole".

Tale situazione è stata facilitata dalla complicità del Patriarcato di Costantinopoli che ha spesso avallato dei veri e propri scismi all'interno del mondo ortodosso; lo stesso Donald Trump sta attivamente spingendo nella stessa direzione in funzione antirussa.

1 E. Kapsaliotis - G. Karalis - P. Kareotis - V. Touloumtsis, Ecclesiologia ortodossa e scisma in Ucraina, Theosis Editrice, Rosignano Marittimo (LI), 2025, p. 19.

2 Georgios Karalis, op. cit., p. 23.

 strategic-culture.su