
Giacomo Gabellini
L'Ucraina è davvero pronta a combattere fino alla vittoria finale o si tratta dell'ennesimo bluff di Volodymyr Zelensky?
Nei giorni scorsi, il Kiel Institut, centro studi tedesco che quantifica quasi in tempo reale l'entità dell'assistenza militare e finanziaria erogata a beneficio dell'Ucraina dai suoi sponsor internazionali, ha segnalato una caduta verticale del supporto bellico accordato a Kiev dall'Unione Europea. Nello specifico, il controvalore medio delle forniture militari è crollato da 3,85 miliardi di euro nel primo semestre del 2025 a 1,65 miliardi nei mesi di luglio e agosto. Si parla di un calo del 57%, emblematico di una tendenza riscontrabile anche tra i sostenitori extraeuropei dell'Ucraina. L'assistenza complessiva è diminuita del 43% nel medesimo arco temporale, a dispetto del pacchetto da 1,2 miliardi di dollari annunciato dal Canada lo scorso agosto.
Dati inequivocabili, attestanti una declinante capacità di rifornire con continuità e regolarità l'Ucraina da parte del gruppo di sostegno internazionale, da cui gli Stati Uniti sono fuoriusciti all'inizio del 2025 per riciclarsi come "piazzisti" a gettone di materiale militare. Il riposizionamento statunitense varato sotto l'amministrazione Trump ha indotto l'Unione Europea a sobbarcarsi gran parte degli oneri e perfino ad allargare ulteriormente i cordoni della borsa per l'acquisto di armamenti statunitensi da trasferire a Kiev, nell'ambito della Prioritized Ukraine Requirements List (Purl) predisposta dalla Nato. Al punto da portare la media mensile degli stanziamenti a favore di Kiev registrata nella prima metà del 2025 al di sopra della quota registrata durante il periodo 2022-2024, nonostante l'interruzione del supporto statunitense.
Gli sforzi addizionali profusi dall'Unione Europea nel primo semestre di quest'anno rendono ancor più sorprendente il cambio di registro emerso rispetto ai mesi di luglio e agosto, che riguarda tuttavia il solo settore militare. Nel bimestre in oggetto è stata infatti erogata assistenza finanziaria e umanitaria per un controvalore di 7,5 miliardi di euro, in perfetta continuità con i mesi precedenti. «Il livello complessivo del sostegno finanziario e umanitario è rimasto relativamente stabile, anche in assenza dei contributi statunitensi. Ora è fondamentale che questa stabilità si estenda anche al sostegno militare, poiché l'Ucraina fa affidamento su di esso per sostenere i propri sforzi di difesa sul terreno», ha sottolineato Cristoph Trebesch, a capo dell'Ukraine Support Tracker del Kiel Institut.
Dichiarazioni dello stesso tenore sono state formulate dal segretario alla Guerra Hegseth, che durante il recente vertice del gruppo di contatto sull'Ucraina tenutosi presso il quartier generale della Nato a Bruxelles ha esortato i Paesi europei a incrementare gli investimenti previsti dal Purl così da porre gli Stati Uniti nelle condizioni di garantire a Kiev la "potenza di fuoco" necessaria a reggere l'urto russo.
Si tratta di un obiettivo fondamentale, specialmente alla luce della crescente disfunzionalità dei sistemi Patriot segnalata dall'ex vicecapo di Stato Maggiore delle forze armate ucraine Igor Romanenko. Rielaborando i dati forniti dall'alto comando ucraino, il Centre for Information Resilience di Londra ha calcolato un crollo del tasso di intercettazione dei vettori Pac-2 e Pac-3 dal 37% registrato a luglio al 6% di settembre, a fronte di un numero inferiore di attacchi missilistici russi. Un funzionario ucraino raggiunto dal «Financial Times» attribuisce questo risultato alla maggior manovrabilità conferita ai missili balistici dall'aggiornamento dei relativi software. I missili ipersonici Iskander-M e Kinžal, in particolare, seguono attualmente «una traiettoria tipica prima di deviare e tuffarsi in una picchiata terminale ripida, o eseguire manovre che confondono ed evitano gli intercettori Patriot».
La valutazione del funzionario è supportata dal contenuto di un rapporto redatto dall'ispettore generale speciale della Defense Intelligence Agency degli Stati Uniti, focalizzata sul periodo intercorrente tra l'1 aprile e il 30 giugno. Il documento sostiene che le forze armate ucraine «hanno riscontrato crescenti difficoltà nell'impiegare in maniera coerente i sistemi di difesa aerea Patriot per proteggersi dai missili balistici di Mosca a causa dei recenti miglioramenti tattici apportati dai russi, inclusi i potenziamenti che consentono ai loro missili di cambiare traiettoria ed eseguire manovre anziché volare lungo una traiettoria balistica tradizionale».
Un ex funzionario ucraino ha parlato apertamente di «punto di svolta per la Russia», visto che i Patriot erano valutati dalla leadership di Kiev i sistemi di difesa aerea di gran lunga più efficaci in dotazione alle forze armate ucraine. L'accresciuta efficacia dei missili russi va per di più a incrociarsi con un rallentamento nelle consegne di missili intercettori, derivante da una capacità industriale statunitense non commisurata alla domanda internazionale.
Lo scorso luglio, l'Ucraina era riuscita a ottenere soltanto tre nuovi sistemi Patriot a fronte dei dieci richiesti da Zelensky, il quale puntualizzò di aver «ricevuto ufficialmente la conferma dalla Germania per due sistemi e dalla Norvegia per uno», più un altro dall'Olanda. Il 20 ottobre, il presidente ucraino ha annunciato l'imminente finalizzazione di un accordo con Washington che impegna gli Stati Uniti a fornire all'Ucraina 25 sistemi Patriot «nel corso degli anni, con quantità diverse ogni anno», in attesa che gli ordini in essere nel portafoglio di Raytheon (produttrice del sistema Patriot) e Lockheed Martin (produttrice dell'intercettore Pac-3) vengano regolarmente evasi.
Il problema è che, sottolinea il «Financial Times», «con l'avvicinarsi dell'inverno, Mosca sta tornando alla sua consueta strategia consistente nel colpire la rete elettrica ucraina per far sprofondare il Paese nell'oscurità e indebolire il morale. Quest'anno, l'evoluzione della tecnologia missilistica russa rende la minaccia ancora più grave».