
Stefano Vernole
Nei giorni scorsi il Financial Times ha tolto la maschera alle illusioni europee. In un lungo e documentato articolo, il giornale britannico ha sottolineato tutte le criticità emerse dopo anni di guerra, non solo commerciale, condotta dalla UE a Russia e Cina in obbedienza agli Stati Uniti.
La Germania, tradizionale locomotiva d'Europa, sta crollando: la produzione industriale è in calo consecutivamente da diversi mesi, i disoccupati aumentano a decine di migliaia, le acciaierie chiudono, le fabbriche automobilistiche si riducono, i leader aziendali sono apertamente furiosi contro il Governo Merz e la sua politica bellicista.
Stretta in una morsa mortale anche a causa dei dazi di Trump, Bruxelles sta cercando disperatamente una via di uscita negoziando un nuovo mega accordo strategico con Nuova Delhi. Innanzitutto l'Unione Europea vorrebbe un trattato commerciale per sbloccare gli investimenti, ridurre le barriere, ampliare l'accesso al mercato e migliorare le catene di approvvigionamento. L'obiettivo è creare un partenariato con l'India "ambizioso, globale ed equilibrato" che comprenda la liberalizzazione del commercio e degli investimenti, semplificando al contempo le procedure doganali attraverso un accordo separato già adottato.
Ma questo tentativo ha ampi risvolti geopolitici, perché il conflitto in Ucraina, la crescente militarizzazione nell'Indo-Pacifico in funzione anti-cinese e le recenti tensioni tra India e Pakistan hanno riportato al centro del dialogo la politica di difesa. Nello scorso settembre, il Comitato politico e di sicurezza dell'UE si è recato per la prima volta a Nuova Delhi con i ventisette ambasciatori europei, incontrando vertici istituzionali, politici e militari indiani. La presidente del comitato, la diplomatica olandese Delphine Pronk, ha spiegato che le raccomandazioni emerse saranno portate ai leader europei per rafforzare la cooperazione bilaterale. Il bilancio della difesa indiana per il 2025-2026 supera i 70 miliardi di euro, con piani ambiziosi di modernizzazione per marina e aeronautica. Recentemente, Nuova Delhi ha siglato un accordo con la Germania per produrre sottomarini e, tra il 2016 e il 2022, ha acquistato 62 jet da combattimento francesi Rafale, con l'obiettivo di fabbricarne altri in collaborazione con Parigi; tuttavia, la loro efficacia sul campo di battaglia si è rivelata inferiore alle aspettative e l'India si è rivolta alla Russia per l'acquisito di differenti sistemi d'arma.
La politica estera di Narendra Modi riflette una ricerca di autonomia strategica, perché dopo le tensioni con Washington - all'inizio di agosto il presidente Donald Trump ha firmato un ordine esecutivo per aumentare le tariffe commerciali al 50% per il continuo acquisto di petrolio russo - il Primo Ministro indiano ha partecipato al vertice dell'Organizzazione per la cooperazione di Shanghai in Cina, dove è stato accolto con sorrisi e calorose strette di mano dal presidente russo Vladimir Putin e dal leader cinese Xi Jinping. Sul diktat statunitense, l'UE si è prontamente allineata con Washington ma l'India rimane il principale acquirente al mondo di petrolio russo. La partecipazione di soldati indiani alle esercitazioni militari Zapad in Bielorussia e il previsto arrivo di Vladimir Putin a Nuova Delhi per discutere la produzione di sistemi missilistici S-400 e S-500 testimoniano della linea geopolitica multipolare indiana.
Un nodo centrale rimane il Pakistan poiché l'India chiede all'UE di sospendere il Sistema di Preferenze Generalizzate Plus, che garantisce a Islamabad vantaggi commerciali nel tessile in cambio del rispetto dei diritti umani e delle regole di buon governo. Per Nuova Delhi si tratta di un privilegio ingiustificato che mina la parità competitiva.
Naturalmente non si tratta del solo ostacolo alla stipula di un accordo globale tra i due giganti. Ad esempio, il ritardo nei negoziati sulle indicazioni geografiche è dovuto al fatto che Nuova Delhi sta attualmente rivedendo la propria legislazione in materia, il che significa che un accordo con Bruxelles per riconoscere e proteggere prodotti come le olive greche Kalamata o lo Champagne dovrà ancora attendere. In base all'accordo sulle IG, che è stato separato dall'accordo commerciale più ampio nel 2022, l'UE dovrebbe anche proteggere i prodotti tradizionali indiani, tra cui il riso basmati. Ma secondo un Report dello stesso Financial Times, l'India starebbe facendo pressione su Bruxelles per riconoscere il riso Basmati come prodotto esclusivamente indiano e non pakistano, costringendo l'UE a schierarsi in una disputa di lunga data. Un tema sul quale si aprirebbe il nodo dei quantitativi di import e della concorrenza nei confronti del riso europeo, pur diverso in termini di varietà.
Durante il primo ciclo dei negoziati di quest'anno, l'agricoltura è rimasta un punto critico in quanto include vino e liquori, sui quali l'UE si trova attualmente a dover pagare dazi del 150% nel caso di vendita all'India a causa della pressione statunitense. Sul fronte lattiero caseario, l'Unione Europea è il principale fornitore dell'India di lattosio ad uso farmaceutico, lattosio ad uso alimentare, polvere di siero e Ffmp (polvere di latte arricchita di grassi), mentre le esportazioni indiane - per quanto nel 2024 siano cresciute del 55% rispetto all'anno precedente e nei primi sette mesi del 2025 abbiano messo a segno un'accelerazione del 21,2% - si concentrano prevalentemente nell'area asiatica e mediorientale. Anche gli elementi commerciali e di sostenibilità (TSD) dell'accordo si stanno rivelando difficili per l'India, dal momento che entrano in conflitto con le disposizioni sulla risoluzione delle controversie in caso di violazione degli obblighi, sulle sanzioni o sul coinvolgimento della società civile; Nuova Delhi ha espresso più volte la propria frustrazione per essere stata trattata da Bruxelles come "un partner inferiore".
La delegazione europea che si è recata in India per negoziati dal 3 al 7 novembre, concentrerà le discussioni sui temi chiave, tra cui il commercio di beni e servizi, le norme di origine controllata, oltre a questioni tecniche e istituzionali. L'India si è impegnata a garantire la rimozione delle barriere tariffarie e non tariffarie, oltre a creare quadri normativi trasparenti e prevedibili per promuovere il commercio bilaterale. L'UE ha annunciato normative come la CBAM (Carbon Border Adjustment Mechanism) e l'EUDR (Deforestation Regulation), a cui l'India si è fortemente opposta; in base al CBAM, le esportazioni indiane di acciaio, alluminio e cemento verso l'UE potrebbero essere soggette a dazi doganali dal 20% al 35%. L'India ha sottolineato perciò la necessità di un trattamento preferenziale per le sue principali richieste, in particolare quelle relative ai settori ad alta intensità di manodopera.
Nel 2024-25, il commercio bilaterale di merci tra l'India e l'UE ha raggiunto i 136,53 miliardi di dollari (75,85 miliardi di dollari di esportazioni e 60,68 miliardi di dollari di importazioni), diventando così l'Europa il principale partner commerciale di Nuova Delhi. Il mercato dell'UE rappresenta circa il 17% delle esportazioni totali dell'India e le esportazioni europee verso l'India costituiscono il 9% delle sue spedizioni totali all'estero. Oltre a significative riduzioni dei dazi doganali su automobili e dispositivi medici, l'UE vuole ridurre le tasse su altri prodotti come vino, liquori, carne, pollame, nonché ottenere un solido regime di proprietà intellettuale. Le esportazioni di prodotti indiani verso l'UE, come indumenti confezionati, prodotti farmaceutici, acciaio, prodotti petroliferi e macchinari elettrici, potrebbero diventare più competitive se l'accordo globale di libero scambio venisse concluso ma gli ostacoli economici e geopolitici rimangono ancora rilevanti a causa della politica atlantista e suicida di Bruxelles.