
Davide Rossi
Il mondiale di calcio, che catalizzerà l'attenzione mediatica planetaria dall'11 giugno al 19 luglio 2026, è come sempre anche un avvenimento politico
Cresce l'attesa per la formazione dei gironi dei mondiali di calcio della prossima estate, il 5 dicembre 2025 al Kennedy Center di Washington, molto probabilmente alla presenza di Donald Trump, conosceremo contro chi giocheranno la Germania e il Brasile, così come le esordienti la caraibica Curaçao allenata dall'esperto Dick Advocaat, Capo Verde, Uzbekistan e Giordania, con una bandiera identica a quella palestinese, giusto con una piccola stella eptagrammatica in più in campo rosso, omaggio alla prima Sura coranica. Non ci sarà l'Italia, che deve affidare ai prossimi spareggi marzolini la speranza di non inanellare la terza miserevole esclusione consecutiva dalla competizione, non ci sarà la Russia vittima delle inopinate sanzioni internazionali in campo sportivo.
Il mondiale di calcio, che catalizzerà l'attenzione mediatica planetaria dall'11 giugno al 19 luglio 2026, è come sempre anche un avvenimento politico, non a caso Trump cerca di dimostrare che la compartecipazione organizzativa canadese e messicana sia del tutto marginale, anzi, rischia di trasformarsi in un'ulteriore occasione per la Casa Bianca di paventare la necessità di un'associazione / annessione di queste nazioni all'ingombrante vicino.
Gianni Infantino, per garantire ai sauditi l'edizione 2034 dei mondiali, ha inventato una pirotecnica edizione tricontinentale ed esanazionale per il 2030. È infatti il centenario della prima edizione svoltasi in Uruguay, vincitore nel 1924 e nel 1928 del titolo olimpico del torneo di calcio, dunque squadra titolata a vantare allora un primato ritenuto fondamentale dal fondatore Jules Rimet per promuovere una competizione allora guardata con generale disinteresse dalle nazionali europee, tanto che se nove sono le squadre partecipanti del continente americano, solo quattro vengono da oltre oceano Francia, Romania, Belgio e Regno di Jugoslavia, declinato l'invito dalle più forti del continente: Austria, Ungheria e Cecoslovacchia, sdegnosamente insuperbite e indisponibili a partecipare le britanniche Inghilterra e Scozia, in quella come nelle due edizioni successive.
Ecco allora che il presidente della FIFA ha scelto di disputare tre partite, una per nazione, in Uruguay, Argentina, nel 1930 finalista perdente contro gli uruguagi, come li chiamava il grande giornalista sportivo italiano Gianni Brera, e infine Paraguay, tanto per allargare i beneficiati. Dopo questi tre incontri tutti si trasferiranno in prossimità delle colonne d'Ercole, in Marocco, Spagna e Portogallo per tutte le altre partite.
Dunque l'Arabia Saudita sarà assoluta protagonista dell'edizione 2034, tuttavia quell'anno è anche l'anniversario del centenario non solo della prima partecipazione italiana, ma anche della prima vittoria azzurra in un mondiale, certo favorita dall'intraprendenza di Benito Mussolini, allora capo del governo, il quale non solo ha fortissimamente voluto la competizione in Italia, per altro il primo Mondiale giocato in Europa, ma ha anche fattivamente supportato i ragazzi di Vittorio Pozzo, intrattenendosi a lungo a Milano con l'arbitro svedese Ivan Eklind, allora ventottenne, la sera prima della semifinale, il quale con l'aiuto della FIFA arbitrerà non solo quel delicato incontro con i fortissimi austriaci, ma anche - fatto ma più ripetutosi e irripetibile - la finale una settimana dopo il 10 giugno 1934 contro i cecoslovacchi, in entrambe i casi con generosa amicizia verso la gagliardia agonistica degli azzurri.
Sarebbe dunque possibile e opportuno che l'Italia, in ragione di ciò, chiedesse al presidente della FIFA Gianni Infantino e al sovrano saudita Mohammad bin Salman di poter essere co - organizzatrice dell'evento, con una sola, unica partita, quella di apertura dei mondiali.
Ancora più straordinario sarebbe far convergere nello stesso girone insieme all'Italia, finalmente qualificata automaticamente come co - organizzatrice, anche gli Stati Uniti, che hanno dato vita nel pomeriggio di domenica 27 maggio 1934 all'esordio degli azzurri ai mondiali presso lo stadio del Partito Nazionale Fascista di Roma, oggi Flaminio e in fase di ristrutturazione, dopo il rinnovo della struttura in occasione delle Olimpiadi di Roma 1960, realizzato nel 1957/58 da Antonio Nervi su progetto del padre Pier Luigi Nervi, per diventare lo stadio ospitante le partite interne dei biancocelesti della Lazio.
Lo stadio nasce come Nazionale per celebrare il 50° dell'Unità d'Italia su progetto di Marcello Piacentini, non lontano da quel ponte Milvio passato alla storia per la battaglia tra Costantino e Massenzio del 312 dopo Cristo, ristrutturato da papa Colonna, eletto al Concilio di Costanza come Martino V e abbattuto dalla Repubblica Romana nel 1849 per provare a salvare l'Urbe dall'aggressione francese, quindi ricostruito l'anno seguente. Lo stadio è ampiamente rimodernato nel 1927/28 e l'ingresso arricchito di quattro semicolonne sormontate da imponenti gruppi bronzei realizzati nel luglio 1929 dallo scultore Amleto Cataldi raffiguranti la Corsa, la Lotta, il Pugilato e il Calcio, oggi collocati nei giardini del Villaggio Olimpico, anche in questo caso sarebbe pregevole ricollocare almeno il bronzo dedicato al calcio dentro il nuovo Flaminio in fase di ristrutturazione e che sarebbe ragionevole intitolarlo a Vittorio Pozzo, il solo allenatore due volte campione del mondo in tutta la storia del calcio.
Quella domenica del 1934 gli statunitensi sono sconfitti 7 a 1, dopo aver battuto 4 a 2 tre giorni prima nello stesso stadio i messicani, in un incredibile spareggio volutamente giocato dalle due formazioni sul suolo italiano, per i giocatori a stelle e strisce a segno tutte e cinque le volte l'italo - americano Aldo Teo "Buff" Donelli, nato in Pennsylvania nel 1907, figlio di immigrati italiani.
Al Flaminio quel caldo pomeriggio scendono in campo, di fronte a venticinquemila appassionati sostenitori, il portiere Combi, il terzino Virginio Rosetta alla sua cinquantaduesima e ultima partita con l'Italia e senza il compagno juventino di reparto Umberto Caligaris, a cui è preferito l'interista Allemandi. Caligaris, pur tra i convocati, non scenderà mai in campo nella Coppa del Mondo, mortificato nel dover chiudere l'esperienza azzurra con cinquantanove presenze in nazionale, che saranno superate solo nel 1971 da un altro storico terzino e capitato azzurro Giacinto Facchetti. In mediana Pizziolo, il granitico argentino Luisito Monti già finalista nel 1930 e Bertolini, in attacco l'ala destra laziale e brasiliana di San Paolo Anfilogino Guarisi alla sua ultima presenza azzurra, Meazza, Schiavio, Giovanni Ferrari e l'argentino Orsi, ovviamente i sudamericani son tutti oriundi con effettivi antenati italici. Per gli azzurri realizzano una tripletta Angelo Schiavio, bolognese per nascita e maglia, una doppietta lo juventino Raimundo Orsi, quindi uno Ferrari e allo scadere il settimo sigillo è del milanese Giuseppe, detto Peppin, Meazza.
L'arbitro belga Louis Baert aiuta gli azzurri nei quarti di finale il 31 maggio a Firenze contro gli spagnoli, infatti sebbene il grande portiere madridista Ricardo Zamora venga impedito nella parata da Schiavio, il quale gli frana addosso, favorendo il realizzatore Ferrari, viene infatti concesso il pareggio 1 a 1 che inchioda il risultato. Sette spagnoli sono infortunati e non giocheranno nella ripetizione del giorno seguente 1° giugno, ma anche qualche italiano è acciaccato, Meazza è uscito fasciato e in barella, ma sarà in campo, Ferrari e Schiavio anch'essi pesantemente colpiti lasciano il posto al nizzardo Borel e al porteño Demaria, Pizziolo, che gioca nella Fiorentina, davanti al suo pubblico cade, dopo essere stato colpito, dolorante per la rottura dei legamenti del ginocchio sinistro e si vede costretto a terminare il Mondiale. Il giorno dopo viene richiamato l'arbitro della partita con gli statunitensi, lo svizzero René Mercet, il quale di reti ne annulla due presumibilmente valide degli spagnoli e reputa regolare invece la rete del redivivo Meazza, il quale per arrivare più in alto s'invola facendo "ponte" sulle spalle di Guaita e lasciando senza parole il povero portiere del Barcellona Joan Nogues.
La semifinale è vinta 1 a 0 a San Siro contro gli austriaci, il fortissimo centravanti Matthias Sindelar viene così maschiamente controllato da Monti da finire in ospedale, presso cui conosce la maestra milanese Camilla Castagnola, s'innamorano e si sposeranno, la rete è di Guaita, favorita dall'impeto di Meazza che travolge preventivamente il portiere del Floridsdorfer Peter Platzer.
Il 10 giugno di nuovo a Roma, rispetto alla formazione dell'esordio con gli statunitensi, scendono in campo come da alcune partite il terzino Eraldo Monzeglio al posto di Rosetta, il romano e romanista Attilio Ferraris per il pescarese Pizziolo, l'ala romanista e argentina Enrique Guaita, nato non lontano da Buenos Aires, là dove la Pampa e la Patagonia si incontrano, al posto di Guarisi, sugli spalti assiepati in ogni ordine di fila ben cinquantacinquemila entusiastici tifosi, in tribuna lo stesso Benito Mussolini, il quale per dare il buon esempio ha comprato il biglietto, con lui molti membri del governo fascista. La partita è combattuta e al contempo equilibrata, solo a venti minuti dal termine dei tempi regolamentari Puč dello Slavia Praga insacca una rete che fa presagire il peggio, tuttavia l'impetuosa risposta italiana è coronata dal pareggio dieci minuti dopo di Orsi, sono così d'obbligo i tempi supplementari e al quinto minuto di questi il ventottenne Schiavio, sigla alla sua ultima partita in azzurro il definitivo 2 a 1, il quale sancisce la trionfale vittoria e il primo titolo mondiale per l'Italia, per la gioia di tutti gli sportivi e dei suoi compagni di squadra, a partire dal capitano ed esperto portiere Gianpiero Combi, anche lui all'ultima apparizione, mentre la voce di Nicolò Carosio porta in tutte le piazze d'Italia il racconto dell'epica impresa.
Insomma se l'edizione 2026 è promossa da Stati Uniti - Messico - Canada, quella 2030 da Uruguay - Argentina - Paraguay - Marocco - Spagna - Portogallo, è vivo auspicio che l'edizione 2034 possa essere ricordata come l'edizione Italia - Arabia Saudita.